“Ferramonti: Il lager, la speranza, la salvezza. Omaggio a Riccardo Ehrman” è il tema dell’incontro in programma lunedì prossimo, 17 febbraio, a Palazzo Firenze, sede centrale della Società Dante Alighieri a Roma.
A partire dalle 17.30 verrà presentata la video-intervista a Riccardo Ehrman, internato nel campo di Ferramonti, a cura di Teresina Ciliberti, Consulente letteraria del Comitato Dante Alighieri di Cosenza, del Parco Letterario e Direttore Museo della Memoria, Roberto Cannizzaro, Consigliere Delegato Cultura Comune di Tarsia, e Simona Celiberti, coordinatrice degli eventi del Museo della Memoria di Ferramonti di Tarsia e del Parco Letterario.
L’intervista è stata realizzata a Madrid, attuale residenza di Ehrman, nel novembre 2019.
Interverranno Maria Cristina Parise Martirano – Presidente del Comitato di Cosenza della Dante Alighieri, Roberto Ameruso – Sindaco di Tarsia, e Stanislao de Marsanich – Presidente de I Parchi Letterari.
Quindi verrà proiettato il cortometraggio “L’Angelo di Ferramonti”, diretto da Pier Luigi Sposato.
L’incontro sarà allietato da intermezzi musicali a cura della soprano Rosaria Buscemi e del Maestro Daniele De Paola al pianoforte.
L’incontro è organizzato e promosso dalla Società Dante Alighieri Comitato di Cosenza, dal Comune di Tarsia, dal Museo della Memoria di Ferramonti di Tarsia e dal Parco Letterario Ernst Bernhard.
Il “bambino di Ferramonti”, Riccardo Ehrman, è un giornalista e intellettuale di grande spessore culturale che ha contribuito a scrivere importanti pagine della nostra storia contemporanea.
Conosciuto come “il giornalista che ha fatto cadere il Muro di Berlino”, Riccardo Ehrman è un uomo illustre che oltre a raccontare la sua esperienza a Ferramonti di Tarsia, ha donato documenti artistici originali al Museo della Memoria tra i quali il quadro “Calabrische Elegie” realizzato nel Campo dall’artista Michel Fingesten, internato anche lui a Ferramonti.
Italiano di origine polacca, Riccardo Ehrman fu rinchiuso a 13 anni nel Campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia costruito dal fascismo per internare uomini, donne e bambini non italiani, apolidi (privati della cittadinanza) di religione ebraica scappati dal nazismo e arrestati in Italia. Liberato dagli inglesi nel settembre 1943, divenne poi giornalista e corrispondente dalla Germania per l’ANSA.
La sera dell’8 novembre, Gunther Potsche, direttore dell’Adn (l’agenzia di informazione della Germania dell’Est), aveva rivelato al giornalista italiano che c’era un grande dibattito nel gruppo dirigente del partito comunista della DDR. Il giorno prima erano state decise graduali aperture nella legge di viaggio che di fatto impediva l’espatrio ai cittadini tedesco-orientali, ma sulle modalità c’era ancora uno scontro sotterraneo nella dirigenza intorno ad Egon Krenz (Presidente del Consiglio della DDR).
Il 9 novembre 1989 nella sala stampa del comitato centrale della Sed, Ehrman chiese prontamente da quando (“Ab wann?”) sarebbe entrato in funzione il nuovo regolamento sui transiti tra le due Germanie. A rispondere vi era il responsabile dell’informazione del partito, Günter Schabowski, il quale, non avendo ricevuto informazioni dal Politbüro, diede la storica risposta: “A quanto ne so io, subito, da ora”.
Le parole ebbero un’eco immediata e moltissime persone si recarono presso il muro interpretando l’annuncio come la decisione di aprire i confini tedeschi, Berlino compresa, per lasciar passare i cittadini in Germania Ovest. Le “Grenztruppen der DDR” (le Truppe di frontiera della RDT), sorprese e prive di indicazioni, aprirono i checkpoint e una gran massa di berlinesi dell’Est si riversò a Ovest senza controllo. Il 9 novembre 1989 è considerata la data della caduta del muro di Berlino. 

com.unica, 16 febbraio 2020