Sabato 6 aprile, presso la Sala Consiliare del Comune di Fiuggi, alle ore 17, l’architetto Felice D’Amico presenterà al pubblico il suo libro dedicato alle abitazioni pubbliche e private sorte negli anni del Novecento nella cittadina termale. “Fiuggi, un viaggio tra storia, curiosità e misteri dei suoi edifici” il titolo dell’opera che verrà salutata dal sindaco Alioska Baccarin e dell’assessore al Turismo Simona Girolami, assecondati dagli interventi di Pietro Martini, direttore del periodico “Fiuggi”, da Pino Pelloni, Segretario Generale della Fondazione Levi Pelloni, ed Emanuela Scannavini del Centro Studi Muratore.

Qui di seguito la presentazione dello storico Pino Pelloni: “Fedele al mantra bioarchitettonico che informa le sue eclettiche e abbondanti divagazioni storiche, anche questa pubblicazione dedicata alle dimore, private o alberghiere della termale Fiuggi, ci consegna il Felice D’Amico che tutti noi conosciamo.

Cultore della storia locale con una bulimica vocazione all’assemblaggio di notizie ed immagini, testimonianze, terapeutiche soluzioni ambientali, l’architetto D’Amico ci restituisce attraverso la storia delle strutture edilizie di Fiuggi, oltre e al di là della loro geneaologia familiare o aziendale, il “genius loci”, lo studio dell’ambiente vissuto nell’interazione tra il luogo e la sua identità. Soprattutto la rappresentazione di quanti “vivono” quelle dimore. Tanto che gli spazi della casa diventano una difesa contro l’omologazione dei luoghi senza identità, senza relazioni e senza storia

C’è nella descrizione di queste “case”, la memoria di chi le ha volute ed abitate, ma anche il “carattere” di un luogo. In un mix di organizzazione degli spazi ed emozioni mentali. Dove il rapporto tra il territorio e l’uomo, diventa una simbiosi, forse ai vecchi tempi di certo inconsapevole, che fa del linguaggio dell’abitare memoria e futuro.

Le case non sono fatte solo di materiali, pietre mattoni o cemento altrimenti non potrebbero suscitare nessuna emozione. Le case hanno un’anima. Tutto ciò che ci circonda ha un’anima perché alla materia corrisponde sempre un’antimateria, come anche la fisica quantistica afferma, quando prende in considerazione l’esistenza di energie sottili, come forme materiche più leggere. Queste energie sottili sono ciò che noi sentiamo quando entriamo in un luogo. Esse provengono da diverse fonti: la storia vissuta all’interno di quella casa, gli avvenimenti occorsi, le emozioni dei suoi precedenti abitanti, le forme esterne da cui è circondata e quelle interne di mobili e muri, i colori, i materiali, l’esposizione ai venti, all’acqua ed a sole. Per restare al linguaggio del Feng Shui, antica disciplina cinese assai cara al nostro autore, una amalgama fatta di eventi naturali con la nostra energia vitale che ci fa ordinare le geometrie delle case, scegliere particolari materiali, disporre i luoghi che vanno vissuti in modo tale da convogliare flussi positivi verso un benessere generale.

Non so se i nostri antenati “costruttori” di dimore anticolane conoscessero tutte queste cose. Ma quel che è certo sapevano dov’è che sorge il sole e dove tramonta, dove arriva la “fiocca” e tira la tramontana. Ed è allora che lo spazio che andavano a realizzare conquistava una sua sacralità. Quella sacralità che le architetture di Imre Makovecz, seguace dell’antroposofia Steineriana, riconoscevano come “essere viventi”, case piene di vita e trasparenti, armonizzate con l’uomo e la natura. Case con una propria vita, la propria vibrazione, una loro memoria, …una sola anima.

(com.unica, 5 aprile, 2019)

Nella foto Villino Rosanna Giovannetti