IsReal, Festival di Cinema del Reale “Sguardi sul Mediterraneo”, giunto alla terza edizione, si terrà a Nuoro dal 2 al 6 maggio. L’evento si apre all’Auditorium G. Lilliu questo mercoledì, 2 maggio, alle 19.00. Dopo il rito della cerimonia d’inaugurazione, sarà presentata la nuova sigla del festival a firma di Giovanni Columbu, che nasce dalla rievocazione della figura mitica del toro attraverso i dipinti dell’autore sardo, animati in una danza di linee e simboli. Ma l’attenzione sarà puntata sul film d’apertura, che rappresenta lo spirito del festival: giovane, internazionale e aperto a nuovi linguaggi.

Ceres di Janet van den Brand, regista olandese classe 1989, è un documentario poetico che segue le giornate quotidiane di un gruppo di bambini, figli di agricoltori nella campagna del sud-ovest dei Paesi Bassi. Al centro dell’opera c’è il percorso di ciascuno per trovare un giusto rapporto con la natura e gli animali (tra cui alcuni maialini), che i piccoli si trovano ad accudire, in un precario equilibrio tra affetto e distacco, tra desiderio di seguire le strade dei padri e voglia di intraprendere un’altra vita possibile, tra momenti d’introspezione e afflati epifanici d’immersione nella natura. Un’opera di straordinario impatto visivo, presentata alla Berlinale e in anteprima italiana a Nuoro, che tocca un tema vicino alla quotidianità sarda e alla sua tradizione. Il film d’apertura è anche rappresentativo dell’attenzione che l’edizione di quest’anno rivolge al cinema realizzato dalle donne: sui 9 titoli in Concorso (tra cui un’anteprima mondiale e cinque anteprime nazionali) 5 sono firmati da giovani registe.

“Non abbiamo cercato appositamente film a regia femminile, ma tra le opere migliori del cinema del reale emerse nei più importanti festival internazionali, abbiamo registrato una nuova tendenza” dichiara Alessandro Stellino, direttore artistico di IsReal. “Le opere delle giovani registe osano di più e non hanno paura di affrontare temi importanti con modestia e grazia, ma anche con intensa forza emotiva e visiva. Dunque non è un caso se il Concorso Internazionale di quest’anno vanta una fitta presenza di donne, alcune delle quali giovanissime: il mondo e la società sono in rapidissima trasformazione e i loro sguardi ne restituiscono con freschezza la dimensione mutevole”. Centrale nel riprendere un discorso politico sul femminile – che quest’anno ha avuto la sua centralità con il caso Weinstein e la progressiva costituzione dei comitati di #metoo – è l’intensa opera Djamilia di Aminatou Echard (giovedì 3 maggio, ore 18), che prendendo spunto da un celebre romanzo in cui la protagonista ha il coraggio di ribellarsi a un matrimonio combinato per seguire il suo vero amore, tratteggia ritratti di donne appartenenti a diverse generazioni in Kirghizistan, tra chi ha seguito la tradizione e chi si sta costruendo una propria strada.

Si prosegue con Terra Franca di Leonor Teles (venerdì 4 maggio, ore 16), portoghese classe 1992 e vincitrice di un Orso d’Oro per il cortometraggio alla Berlinale dell’anno scorso. Il film – in anteprima italiana dopo la presentazione al Cinéma du Réel di Parigi, dove è stato premiato con Premio internazionale della SCAM, racconta un anno della vita del pescatore Albertino Lobo, che vive sulle rive del fiume Tago, a Villa Franca de Xira, nei pressi di Lisbona. Un inno lirico e placido al trascorrere del tempo, l’intenso ritratto di un uomo solitario che va lentamente alla deriva.

Dall’Italia arriva Città Giardino di Marco Piccareda e Gaia Formenti (venerdì 4 maggio, ore 18), che esplora con raffinatezza espressiva il momento di stasi a cui sono costretti i minori che arrivano nel nostro Paese privi di un permesso di soggiorno: i pomeriggi trascorsi davanti al cellulare, i desideri di speranza infranti, la solitudine che li circonda si trasformano in un’atmosfera di pericolo che rende evidente, anche se non offre spiegazioni semplicistiche, la crescente scomparsa di tanti di loro. Il film, da poco premiato al prestigioso Vision du Réel a Nyon e anch’esso in anteprima per l’Italia, sarà preceduto dal cortometraggio Le case che eravamo di Arianna Lodeserto, che affronta, a margine del problema edilizio, il tema dell’abitare a Roma in un excursus negli archivi tra il 1948 e il 2014. Un racconto a più voci, da quelle ufficiali dei cinegiornali fino al cinema militante, che un sapiente montaggio articola in una teoria capace di lasciare spazio agli interrogativi e incitare all’azione.

Infine in anteprima mondiale sarà mostrato Bel-79 di Olga Prusak (sabato 5 maggio, ore 18), il ritratto di Oleg, reietto di una piccola città bielorussa, noto per il suo vagabondare per le strade con un piccolo trattore. Un’indagine poetica sull’anima di un uomo i cui pensieri inquieti gli fanno varcare la linea demarcata dall’adeguatezza sociale per interrogarsi sulla perdita di unità con gli altri. Anche il film sardo presentato fuori concorso è firmato da una donna. L’uomo con la lanterna di Francesca Lixi (domenica 6 maggio, ore 17) è la storia del bancario sardo Mario Garau, distaccato in Cina dal Credito Italiano per lavorare come funzionario della Italian Bank for China negli uffici di Tientsin e di Shanghai a metà degli anni ‘20.