È stato uno dei politici più coerenti sul tema dei diritti umani: per ricordarlo pubblichiamo uno dei suoi ultimi discorsi, in occasione del conferimento del premio Sakharov ad Alexei Navalny

Roma, 11 gennaio 2011. Ha destato profondo cordoglio nel mondo politico (e non solo) la notizia della morte nella notte di oggi di David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo. Soltanto ieri era stata diffusa la notizia del suo ricovero in Italia ad Aviano, in Friuli, per il sopraggiungere di una grave complicanza dovuta ad una disfunzione del sistema immunitario.

Nato a Firenze il 30 maggio 1956 è stato per molti anni un volto familiare del TG1 (di cui ha ricoperto la carica di vicedirettore) prima di dedicarsi all’attività politica. Ha cominciato fin da giovane a lavorare per piccoli giornali e in agenzie di stampa prima di passare a ‘Il Giorno’ e poi fare il grande salto in Rai. Nel 2009 l’approdo alla politica. Candidato come capolista del neonato Partito democratico nella circoscrizione Italia centrale, venne eletto la prima volta con oltre 400mila preferenze e subito fu nominato capo della delegazione del Pd al Parlamento europeo. Nel 2014-2019 ricoprì la carica di vicepresidente per l’intero mandato, occupandosi soprattutto di trasporti (il cosiddetto terzo pacchetto ferroviario), politica euro-mediterranea e bilancio. Il 3 luglio del 2019 David Sassoli, all’inizio del suo terzo mandato, venne eletto Presidente dell’assemblea.

“La scomparsa inattesa e prematura di David Sassoli mi addolora profondamente” ha scritto in una nota il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “La sua morte apre un vuoto nelle file di coloro che hanno creduto e costruito un’Europa di pace al servizio dei cittadini e rappresenta un motivo di dolore profondo per il popolo italiano e per il popolo europeo. Il suo impegno limpido, costante, appassionato, ha contribuito a rendere l’assemblea di Strasburgo protagonista del dibattito politico in una fase delicatissima, dando voce alle attese dei cittadini europei”. 

Il premier Mario Draghi ha espresso il suo più sentito cordoglio per la morte di David Sassoli con queste parole: “Uomo delle istituzioni, profondo europeista, giornalista appassionato, Sassoli è stato simbolo di equilibrio, umanità, generosità. Queste doti gli sono state sempre riconosciute da tutti i colleghi, di ogni collocazione politica e di ogni Paese Ue, a testimonianza della sua straordinaria passione civile, capacità di ascolto, impegno costante al servizio dei cittadini. La sua prematura e improvvisa scomparsa lascia sgomenti. Alla moglie, Alessandra Vittorini, ai figli, Livia e Giulio, e a tutti i suoi cari, le condoglianze del governo e mie personali”.

“Le parole che non avrei mai voluto pronunciare. Per un amico unico, persona di straordinaria generosità, appassionato europeista. Per un uomo di visione e principi, teorizzati e praticati. Che cercheremo di portare avanti. Sapendo che non saremo all’altezza. #AddioDavid #Sassoli”. Lo scrive su twitter il segretario del Pd Enrico Letta.

David Sassoli è stato uno dei politici più coerenti nel battersi per i diritti umani e contro i totalitarismi di ogni colore. Lo testimoniano i suoi numerosi interventi sul caso Regeni e più di recente sulle minacce per la democrazia provenienti dalla Cina e dalla Russia. A questo riguardo pubblichiamo il testo integrale del discorso tenuto lo scorso 15 dicembre 2021 alla cerimonia di conferimento del premio Sakharov del Parlamento Europeo per la libertà di pensiero 2021 ad Alexei Navalny, prigioniero politico prima avvelenato e ora rinchiuso nelle carceri di Putin.

Signore e signori, onorevoli colleghi, 

oggi siamo qui riuniti per conferire il premio Sakharov per la libertà di pensiero ad Alexei NavalnyLa sedia vuota in questo emiciclo sta a simboleggiare, ancora una volta, un vincitore privato della libertà. Con nostro profondo rammarico, Alexei Navalny non può essere qui con noi oggi, perché è ingiustamente detenuto in carcere.

Sono però onoratissimo di avere con noi Daria Navalnaya, figlia di Alexei Navalny, che oggi è qui per rappresentarlo, e il suo capo di Gabinetto, Leonid Volkov. È con noi anche Kira Yarmysh, addetta al suo ufficio stampa. A nome del Parlamento europeo, vorrei esprimere a tutti voi il nostro benvenuto e ringraziarvi di essere qui.

Il 2021 è l’anno in cui ricorre il centenario di Andrei Sakharov. La sua lotta pacifica per promuovere i diritti umani e il suo coraggio nell’affrontare il regime sovietico repressivo e brutale hanno ispirato il premio che oggi stiamo per attribuire. 

Andrei Sakharov sarebbe forse triste e al tempo stesso orgoglioso di sapere che, a più di 30 anni dalla caduta del comunismo, il premio che porta il suo nome è conferito ad Alexei Navalny, un suo compatriota.

Se la tristezza può essere motivata dal fatto che oggi il regime politico russo è colpevole di reprimere le organizzazioni della società civile, limitare la libertà dei media e di mettere in prigione gli oppositori politici, senza alcun dubbio Sakharov sarebbe orgoglioso della determinazione con cui Alexei Navalny sta lottando per i diritti umani e le libertà fondamentali

Il coraggio dimostrato da Alexei Navalny desta stupore e ammirazione. Lo hanno minacciato, maltrattato, avvelenato, arrestato, incarcerato, ma non sono riusciti a metterlo a tacere. Ha lottato instancabilmente per il popolo russo, in veste di attivista contro la corruzione, candidato politico, blogger e avvocato, per il diritto di far sentire la sua voce, di fare domande e di dissentire. O, in altre parole: per la libertà di pensiero e di espressione, sua e degli altri cittadini russi. 

Come una volta lui stesso ha affermato, la corruzione prospera quando manca il rispetto dei diritti umani. E io credo che abbia ragione. La lotta alla corruzione è anche una lotta per il rispetto dei diritti umani universali; ed è certamente anche una lotta per la dignità umana, per il buon governo e per lo stato di diritto. 

È per difendere questi principi che Alexei Navalny è stato privato della libertà e ha quasi perso la vita. È un prigioniero politico
A nome del Parlamento europeo, chiedo il suo rilascio immediato e incondizionato. 

Come ogni anno, chiedo anche con urgenza il rilascio di tutti gli altri vincitori del premio Sakharov ancora in carcere: Ilham Tothi, Nasrin Sotoudeh, Aymara Nieto e Raif Badawi

Sergei Tsikanousky e Mikalai Statkevich, due dei vincitori del 2020, sono stati ingiustamente condannati ieri dal regime illegittimo bielorusso, rispettivamente, a 18 e 15 anni di carcere. Tra le centinaia di prigionieri politici in Bielorussia ci sono anche quattro vincitori: Maria Kolesnikova e Ales Bialiatski. 

Altri vincitori del premio Sakharov stanno subendo vessazioni. È il caso del dottor Mukwege, che si trova a far fronte a un allarmante aumento delle intimidazioni e delle minacce di morte. È anche il caso di Memorial, l’organizzazione vincitrice del premio nel 2009 nonché una delle voci più antiche e importanti a difesa delle libertà fondamentali in Russia, che è attualmente sottoposta a un processo di liquidazione. 

In un mondo in cui i regimi autoritari e le forze populiste attaccano i diritti umani e compromettono le libertà fondamentali, tutti questi vincitori del premio Sakharov, e fra loro Alexei Navalny, stanno dimostrando a tutti noi, con il loro esempio, cosa significa non rinunciare mai a lottare per i diritti e le libertà. Sono una fonte di ispirazione per tutti coloro che sognano una società migliore e più giusta, in Russia e non solo. Il Parlamento europeo non risparmierà gli sforzi per sostenere le loro battaglie e per proteggerli.   

Io e tutto il Parlamento europeo attendiamo con impazienza il giorno in cui Alexei Navalny potrà tornare al Parlamento europeo e ritirare di persona il premio Sakharov.

com.unica 11 gennaio 2011