La crisi del coronavirus avrà un impatto negativo ancora maggiore sull’economia globale di quanto inizialmente si pensasse: è questa la sintesi di quanto sostenuto ieri dal FMI, in cui si è anche evidenziato che i deficit del governo di conseguenza sono destinati a salire. L’economia globale subirà una decrescita del 4,9 per cento nel 2020, con una revisione al ribasso di 1,9 punti percentuali rispetto alle ultime previsioni di aprile; Gita Gopinath, l’economista capo del Fondo Monetario Internazionale, ha affermato senza mezzi termini che si tratta di una “crisi senza precedenti”. Come si ricorderà già ad aprile il FMI aveva dichiarato che nel 2020 ci sarebbe stata la peggiore contrazione economica globale dalla Grande Depressione degli anni ’30.

“Nessun paese è stato risparmiato”, ha dichiarato Gopinath. “Anche i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo e le economie avanzate sono stati tutti colpiti molto gravemente”. La crisi è costata ai governi di tutto il mondo oltre 10 miliardi di dollari in entrate perse e misure di sostegno come spese aggiuntive, prestiti alle imprese e garanzie. Di conseguenza, il debito pubblico globale dovrebbe raggiungere un tetto record del 101% del prodotto interno lordo quest’anno, con un aumento di 19 punti percentuali anno su anno, ha avvertito.

Gopinath ha affermato che il debito pubblico dovrebbe superare il livello record raggiunto durante la seconda guerra mondiale, in proporzione al PIL. I paesi dovrebbero concentrarsi sull’attenuazione della spesa “dispendiosa”, sull’ampliamento della base imponibile, sulla riduzione al minimo dell’elusione fiscale e della “maggiore progressività fiscale in alcuni paesi”, ha aggiunto. L’economia globale stava vivendo “un forte shock avverso della domanda aggregata a causa del distanziamento sociale e dei blocchi, nonché un aumento dei risparmi precauzionali”, ha affermato il rappresentante dell’FMI. Inoltre, si è osservato che “si prevede che gli investimenti subiranno una forte frenata poiché le imprese rimanderanno le spese in conto capitale a causa dell’incertezza”.

Le economie avanzate – in particolare gli Stati Uniti e i paesi europei – subiranno le conseguenze maggiori in termini di contrazione del Pil. Si prevede che quest’anno ci sarà una diminuzione dell’8%, più marcata rispetto al 6% stimato dal fondo ad aprile. Le economie emergenti vedranno un calo del 3%, molto più della contrazione dell’1% prevista ad aprile. Il declassamento maggiore è stato per la Francia, che dovrebbe contrarre del 12,5 per cento quest’anno – oltre 5 punti percentuali in più rispetto alle previsioni di aprile – seguita da vicino dalla Spagna, con un declassamento di 4,8 punti percentuali, portando la contrazione prevista al 12,8 per cento.

Molto male anche l’Italia, che nell’anno in corso farà segnare un -12,4% con gravi conseguenze sull’occupazione (Il Sole 24 Ore), una previsione in linea con le ipotesi più pessimistiche di Bankitalia (-13%), che stima un -9,2% come scenario base. La Germania va verso un -7,8%. Per il Regno Unito, fuori dalla Ue e alle prese con la Brexit, la flessione supererà il 10%. In questo scenario, fa eccezione la Cina, che già da aprile ha cominciato a revocare il lockdown e per la quale l’Fmi continua a scommettere su una crescita complessiva nel 2020, anche se ferma all’1%, ai minimi dagli anni 70. Robusta l’accelerazione nel 2021 (oltre l’8%). 

com.unica, 25 giugno 2020