Un bambino rifugiato che non va a scuola non rischia di perdere l’anno, ma la vita. E nel corso dell’ultimo anno accademico, oltre 3,7 milioni di bambini rifugiati in tutto il mondo non hanno avuto la possibilità di andare a scuola. È quanto emerge dal rapporto dell’UNHCR “Stepping Up: Refugee Education in Crisis”. La condizione di rifugiato il più delle volte è a lungo termine: quasi 4 rifugiati su 5, infatti, vivono una condizione di esilio prolungata, ciò significa che i bambini rifugiati passeranno in esilio tutto il loro periodo scolare, ovvero dai 5 ai 18 anni. Ma per la sopravvivenza di un bambino rifugiato, la scuola è centrale al pari di una tenda dove ripararsi, del cibo o delle cure mediche. I tassi di povertà si ridurrebbero del 55% se tutti i bambini completassero la scuola secondaria. E il reddito aumenterebbe del 75% se si raggiungesse l’obiettivo di garantire a tutti i bambini di terminare la scuola secondaria, perché maggiore è il livello di istruzione, più elevate saranno le abilità dei ragazzi e delle ragazze in termini di leadership, capacità imprenditoriale e piena autonomia.
Nasce da questi dati, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza decisiva dell’istruzione per il futuro di milioni di bambini rifugiati e di garantire loro, attraverso anche ad una raccolta fondi, accesso ad un’istruzione di qualità, la IV edizione di “Mettiamocelo in testa”, campagna a cura dell’UNHCR partita il 26 gennaio scorso e che durerà fino al 16 febbraio prossimo.
Il rapporto dell’UNHCR mostra che con l’avanzare dell’età diventa più difficile superare gli ostacoli all’istruzione: solo il 63% dei bambini rifugiati frequenta la scuola elementare, rispetto al 91% su scala globale, mentre gli adolescenti iscritti alla scuola secondaria sono il 24%, a fronte dell’84% nel mondo.
“In un mondo pieno di conflitti e scontri, la comunità internazionale sta perdendo l’investimento più importante che ci sia: l’istruzione dei bambini e ragazzi rifugiati – ha dichiarato Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR per l’Italia -. Non possiamo e non dobbiamo permettere che questi bambini siano costretti a rinunciare all’istruzione, perché la scuola è la principale, e in molti casi l’unica, risorsa che ciascun bambino ha nell’immediato per sopravvivere, soprattutto in situazioni di emergenza”.
Per l’UNHCR, infatti, l’istruzione è parte integrante della risposta umanitaria alle più gravi emergenze internazionali. La scuola è un luogo pacifico e sicuro, che mette al riparo i bambini dalla violenza e garantisce loro una rassicurante routine che gli permette di socializzare e superare il trauma della guerra. L’obiettivo dell’UNHCR è di poter assicurare ai bambini rifugiati un’istruzione di qualità per tutta la loro vita scolastica e per farlo ha bisogno del sostegno di tutti. “Assicurare l’intero ciclo di istruzione ai bambini rifugiati è un aspetto fondamentale per far sì che acquisiscano le competenze a loro necessarie per costruire per sé e per la loro comunità di appartenenza un futuro dignitoso e di pace – ha dichiarato Laura Iucci, Responsabile del programma di raccolta fondi di UNHCR Italia -. La scuola è un luogo protetto dove i bambini traumatizzati ritrovano finalmente normalità e supporto psico-sociale. L’istruzione è il migliore antidoto a integralismi e oscurantismi ed è la premessa per un mondo più stabile e sicuro per tutti. Adesso l’obiettivo – conclude Iucci – è di permettere a 400 mila bambini di andare a scuola entro l’anno prossimo, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto con una chiamata da rete fissa o un sms al numero solidale 45588”.
Le bambine e le ragazze sono ancora più svantaggiate rispetto al costo che le loro famiglie devono sostenere: sono loro che svolgono mansioni di grande importanza per le famiglie, come ad esempio andare a prendere l’acqua o la legna, prendersi cura dei fratelli più piccoli o dei parenti più anziani o sbrigare le faccende domestiche. Eppure, se tutte le ragazze avessero la possibilità di completare la scuola primaria, i matrimoni precoci si ridurrebbero del 14%. Una percentuale che sale al 64% se portassero a termine la scuola secondaria. Se tutte le bambine completassero la scuola secondaria, si avrebbe il 59% in meno di gravidanze di ragazze con meno di 17 anni. E ancora, se tutte le bambine completassero la scuola primaria, la mortalità materna si ridurrebbe del 70%. Se nei prossimi 10 anni, tutte le ragazze potessero completare la scuola secondaria superiore, nell’Africa sub Sahariana ci sarebbero circa 3 milioni di bambini morti in meno entro il 2050. Se tutte le mamme potessero terminare con successo la scuola secondaria, ci sarebbero circa 12 milioni di bambini in meno con disturbi della crescita. Una donna istruita inoltre è più consapevole delle azioni da fare per chiedere aiuto medico salvavita, in gravidanza e con bambini neonati e più alto è il livello di istruzione maggiore è la loro consapevolezza dell’importanza della nutrizione e degli aspetti sanitari.
I fondi raccolti con la campagna sosterranno il progetto “Educate a Child”, avviato dall’UNHCR nel 2012 in 12 paesi: Siria, Iran, Pakistan, Yemen, Etiopia, Malesia, Kenya, Uganda, Ruanda, Sud Sudan, Ciad, Sudan. Da quando è stato avviato il progetto, nei 12 paesi coinvolti si è riusciti a garantire un’istruzione a 1 milione e 350 mila bambini. Nel solo 2018 sono state costruite e ristrutturate 293 classi; garantito sostegno economico per coprire le spese scolastiche a più di 17 mila famiglie; sono stati reclutati e formati 3.354 insegnanti. A tutti i bambini rifugiati l’UNHCR ha distribuito circa 256.313 libri di testo e altri materiali didattici e 66.661 uniformi scolastiche; infine ha fornito sostegno a 2.188 bambini con disabilità, che altrimenti non avrebbero potuto frequentare la scuola. Per il prossimo biennio (2020-2021), il progetto mira ad allargare fino a 16 il numero di paesi coinvolti, includendo nuove operazioni, quali Camerun, Malawi, Mozambico e Iraq, dove negli ultimi anni i conflitti e le migrazioni forzate hanno avuto un impatto negativo sull’accesso all’istruzione primaria dei bambini rifugiati. Il nuovo obiettivo è quello di permettere a 400.000 nuovi bambini di andare a scuola entro il 2021.
Per garantire ai bambini rifugiati in 12 Paesi – Siria, Iran, Ciad, Pakistan, Yemen, Etiopia, Malesia, Kenya, Uganda, Ruanda, Sud Sudan, Ciad, Sudan – l’istruzione, proteggerli dalla violenza e aiutarli a crescere e a superare il trauma della guerra e della fuga, si può sostenere la campagna “Mettiamocelo in Testa” dal 26 gennaio al 16 febbraio 2020 con una chiamata da rete fissa o un sms al numero solidale 45588. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari Wind Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, iliad, Coop Voce, Tiscali oppure di 5 euro per le chiamate da rete fissa Vodafone, TWT, Convergenze, PosteMobile, di 5 e 10 euro da rete fissa TIM, Wind Tre, Fastweb e Tiscali.
Sono tanti i personaggi noti che hanno deciso di aderire alla campagna, tra questi Alessandro Gassmann, Lorena Bianchetti, Nicole Grimaudo, Lino Guanciale, Francesco Pannofino, Francesca Cavallin, Carolina Crescentini, Cecilia Dazzi, Raz Degan, Irene Ferri, Maria Chiara Giannetta, Simone Montedoro, Paola Saluzzi e Greta Scarano.
Anche il mondo dello sport scenderà in campo per sostenere la campagna UNHCR. La Serie A dedicherà la 22ma Giornata di Campionato in programma l’1 e 2 febbraio, con iniziative dedicate in tutti gli stadi italiani. Tra i testimonial sportivi che sosterranno l’iniziativa, i campioni Demetrio Albertini, Beppe Bergomi, Alessandro Costacurta; il centrocampista dell’Inter e della Nazionale del Ghana Kwandwo Asamoah e la schiacciatrice dell’Imoco Volley e della Nazionale Miriam Sylla. 

com.unica, 30 gennaio 2020