[ACCADDE OGGI]

È boliviano ed è pittore Benjamin Mendoza y Amor, l’uomo che, nella storia recente del papato, è il primo ad aver tentato di uccidere un Papa. Il fatto accadde il 28 (o 27? fonti discorde) novembre 1970 all’aeroporto di Manila nelle Filippine quasi al termine dello storico viaggio di Paolo VI in Estremo Oriente e in Oceania.

Papa Montini era appena sceso dall’aereo quando un uomo nella folla, vestito da prete e levando una croce che fungeva da lasciapassare si avvicinò al pontefice, estrasse un “kriss” (il tipico pugnale malese a lama serpeggiante) e tentò di colpire il Papa al petto. L’immediato e provvidenziale intervento di Mons. Macchi, il celebrato segretario particolare di Papa Paolo VI, che spinse con violenza l’attentatore tra le braccia della polizia, fece sì che solo una leggera ferita fu portata al braccio del Papa. Paolo VI si rese ben conto che, al contrario di quanto poi riportato nel comunicato della Santa Sede, non era stato solo urtato dall’attentatore e, comunque, decise di continuare secondo i dettami del cerimoniale e perciò, inni nazionali e discorsi, come previsto. A chi gli chiedeva come stava, quasi per scoraggiare domande e premure, rispondeva: nulla, non è accaduto nulla. Più tardi, raggiunta la sede della nunziatura, ci si accorse che la pugnalata sferratagli da Mendoza lo aveva raggiunto in prossimità del cuore e, nonostante le immediate cure, Papa Montini accuserà febbre nei giorni successivi all’attentato. In tanti proposero al Pontefice di sospendere il viaggio, ma lui non volle sentire ragioni e minimizzando l’accaduto disse che “tutto deve proseguire come da programma”.

Ma chi era “lo squilibrato” Benjamin Mendoza y Amor? Come detto era un pittore di origini boliviane e non propriamente di scarso successo. Organizzava mostre dei suoi dipinti un po’ dappertutto e prima di arrivare nelle Filippine aveva esposto anche in Unione Sovietica. Quando fu arrestato si scoprì che sulle lame del pugnale era incisa la frase: ” proiettili, superstizioni, bandiere, regni, spazzatura e merda eserciti“. Mendoza fu condannato a una pena detentiva breve e fu rilasciato su cauzione. Mentre era in prigione chiese a un gallerista di esporgli alcuni dipinti per una mostra. I quadri furono tutti venduti e con parte del ricavato fu pagata la cauzione. Forse, alla ricerca di una maggiore popolarità deve attribuirsi l’attentato a Paolo VI. Infatti, tornato in libertà ricominciò a girare il mondo e, qualche anno dopo, la polizia lo fermò a Roma perché privo di permesso di soggiorno, ma forse il vero motivo era quello del suo nome conosciuto come l’attentatore del Papa, e lo accompagnò all’aeroporto per metterlo su un volo diretto a Rio de Janeiro.

Mendoza dalla scaletta di imbarco griderà:”Arrivederci al prossimo papa che verrà a Manila”. La maglietta insanguinata che Papa Montini indossava il giorno in cui Mendoza tentò di ucciderlo sarà esposta come reliquia il 19 ottobre 2014 quando in Piazza San Pietro a Roma sarà proclamato beato.

(Franco Seccia/com.unica, 28 novembre 2019)