I crimini dell’Iran, i silenzi e le ipocrisie delle democrazie occidentali: il commento di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera

Oramai è calato un silenzio agghiacciante sulla sorte di Nasrin Sotoudeh, avvocato e militante dei diritti civili perseguitata in Iran. Ma ora allo sgomento si aggiunge il grottesco, e anche un po’ il disgustoso: il magistrato che ha inflitto alla Sotoudeh, colpevole di aver assistito nel tribunale-farsa di Teheran la donna coraggiosa che si è tolta in pubblico il velo dell’oppressione, la pena di trentotto anni di prigione e di centoquarantotto frustate, questo rappresentante del più fosco e feroce oscurantismo è stato nominato all’Onu in una commissione che si deve occupare della questione femminile.

Un sicario del regime che condanna una donna alle frustate a causa della sua indipendenza viene considerato meritevole di una tribuna di un organismo oramai screditato come le Nazioni Unite. Ma la vicenda sta a significare due cose. La prima è la definitiva prova dell’inutilità dell’Onu, un organismo internazionale nato per la difesa dei diritti umani e che invece è diventato nel tempo il piedistallo, o forse è meglio dire lo zerbino, dei regimi che dei diritti umani fanno strage continua.

La seconda lezione è che l’indifferenza dell’opinione pubblica internazionale (con la lodevole eccezione di Amnesty International), il silenzio delle cancellerie che si inchinano a un regime oppressivo come l’Iran (dove sono i paladini per un solo giorno dei diritti umani conculcati in Cina?), l’ipocrisia delle democrazie occidentali, l’inesistenza politica dell’Europa che si vuole rappresentare come portabandiera di valori universali ma che invece questi valori non è capace di difenderli quando è difficile farlo, tutto questo ha creato una condizione di arroganza, di impunità tra gli integralisti fanatizzati di Teheran.

Ora l’Iran, con il sostegno dell’Onu, può farsi beffe della silente opinione pubblica internazionale non solo continuando a segregare Nasrin Sotoudeh, ma facendo nominare il suo aguzzino in una commissione che si dovrebbe occupare della condizione della donna. Non di come un regime sottopone le donne al rito tribale delle frustate, argomento su cui il magistrato-sicario potrebbe avere una sua competenza, ma della condizione della donna in generale. Una provocazione losca. Ma anche in questo caso non ci saranno proteste, mentre Nasrin Sotoudeh è in carcere, in attesa delle frustate. Da sola, senza nessuna solidarietà.

Pierluigi Battista, Corriere della Sera 1 aprile 2019