Dal 21 marzo al 17 giugno è in programma in Palazzo Merulana Roma la mostra “Giacomo Balla. Dal Futurismo astratto al Futurismo iconico“, a cura di Fabio Benzi. 

L’esposizione, che si inserisce in un programma pluriennale di progetti di approfondimento della Collezione Cerasi, si propone di indagare un particolare passaggio di stile della produzione del pittore torinese, partendo dall’opera Ritratto di Primo Carnera (1933), custodita all’interno della collezione permanente di Palazzo Merulana, un’opera eccezionale della produzione del Maestro futurista. Dipinto sui due lati, da una parte è rappresentato un soggetto tipicamente futurista, Vaprofumo, del 1926. Pochi anni dopo, nel 1933, l’artista dipinge sul verso un quadro del tutto differente, Primo Carnera. Il dipinto si ispira a una foto di Elio Luxardo, autore di un impressionante ritratto del pugile pubblicato sulla prima pagina della “Gazzetta dello Sport” nel 1933, quando diventò Campione del Mondo e diffuso in tutto il globo. L’intenzione di far coincidere l’immagine dipinta con l’effetto del rotocalco è ottenuta da una rete di metallo su cui poi l’artista dipinge, con un effetto di “retinatura”, identico a quello prodotto dalle immagini a stampa dei giornali. Si tratta di un confronto intenzionale, e per l’epoca straordinario, con i mezzi di diffusione di massa. 

Balla evidentemente studiava un possibile rinnovamento del Futurismo. Siamo di fronte alla rappresentazione di un immaginario di massa, di “avanguardia di massa”, in sintonia con le rappresentazioni della fotografia di moda e del cinema, concetto che egli sottolinea in un proclama futurista del 1930. Tendente verso un nuovo linguaggio del Futurismo, una figurazione moderna e mediatica, l’artista sperimenta immagini che si associano fortemente, quasi violentemente, alla fotografia di moda e al cinema dell’epoca, e alla nascente iconicità dei divi mediatici. 

In mostra si riuniscono, oltre ad alcuni dipinti più esplicitamente futuristi eseguiti negli stessi anni, le opere eseguite con questa tecnica a retinatura, mettendole a confronto con le immagini dei divi fotografati in quegli anni da grandi fotografi come Luxardo e Ghergo, e con le riviste dell’epoca.

com.unica, 13 marzo 2019