Prosegue la protesta dei pastori sardi, da alcuni giorni in lotta per il prezzo del latte venduto alle aziende ad un costo ritenuto troppo esiguo (appena 60 centesimi). La situazione è considerata insostenibile. “Il latte a 0,60 euro al litro è un’offesa alla dignità dei pastori, preferisco buttarlo” dice un giovane allevatore – è un prezzo che non copre neanche le spese”. 

Anche ieri la rabbia degli allevatori si è riversata sulle strade, ed in particolare sulla Statale 131, la principale arteria sarda che collega Cagliari con Sassari. I manifestanti hanno bloccato il traffico in entrambe le direzioni all’altezza di Giave, nel sassarese. Altri blocchi stradali si registrano nel Nuorese e in Ogliastra, in particolare sulla Statale 125 nei pressi di Cardedu, e sulla Ss 129 a Orotelli. In un video Federico Floris si fa portavoce del Movimento dei pastori e afferma: “dovremo occupare porti, aeroporti, fermare qualsiasi macchina del latte che trasporti anche alimenti derivanti dal latte, macchine della carne perché tutti stanno speculando alle nostre spalle.”

La protesta si è poi spostata al caseificio dei fratelli Pinna di Thiesi (in provincia di Sassari) una delle aziende leader del settore caseario sardo. Centinaia di pastori hanno manifestato davanti allo stabilimento e agli uffici dell’azienda, scagliando il latte contro i muri perimetrali e le vetrate, sfondate da alcuni contestatori con dei bidoni da 50 litri svuotati poi all’interno degli uffici. Sul posto ci sono polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Un’altra azione dimostrativa da parte di un gruppo numeroso di allevatori si è svolta davanti ai cancelli del centro sportivo di Assemini, dove si allena la squadra di calcio del Cagliari. I pastori hanno chiesto alla squadra, in procinto di partire per Milano di non giocare domani sera con il Milan. In seguito la situazione si è sbloccata quando alcuni giocatori, tra cui il capitano Nicolò Barella, hanno partecipato al gesto simbolicoo della protesta: il versamento dei bidoni del latte.

Le manifestazioni di questi giorni mettono in grande risalto la crisi di un comparto – quello del settore lattiero-caseario – fondamentale per l’economia della Sardegna. Una crisi legata all’eccedenza di latte e di formaggio in Europa che vengono commercializzati senza adeguate garanzie di qualità e autenticità del prodotto.

I produttori e le organizzazioni agricole chiedono un intervento immediato: non possono pensare di lavorare a queste condizioni, chiedono che il prezzo del latte venga portato a non meno di 70 centesimi al litro (1 euro è considerato dagli allevatori un prezzo equo): il prezzo è calato dagli 85 centesimi al litro della scorsa stagione ai 60 di quella attuale. Le industrie di trasformazione hanno detto no, non si è giunti ad alcun accordo al tavolo tecnico che ha riunito a Cagliari tutti gli attori della filiera. “È da tre mesi che lo diciamo che si stava tirando troppo la corda. Ancora ieri la parte industriale non è convenuta alle nostre proposte ma ha chiesto un ulteriore rinvio non rendendosi conto che il tempo è scaduto” – dice il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu. “Stiamo portando avanti iniziative mirate – aggiunge il direttore della stessa organizzazione Luca Saba -. Abbiamo anche altre denunce legali che metteremo in campo a tutela dei pastori. Adesso spetta ai trasformatori dare un segnale concreto e immediato proponendo un prezzo di acconto più alto di questi miseri 60 centesimi”.

Sui temi della protesta è intervenuto anche il presidente dell’Anci regionale Emiliano Deiana, con la richiesta urgente alla classe politica di “interventi che sostengano i pastori nell’acutezza di una crisi (due anni fa il prezzo del latte era a 1.20 euro; oggi è a 0,60 centesimi facendo uscire dal circuito economico del mondo pastorale – per parlare di soldi – circa 180 milioni di euro) e interventi che mirino al cambiamento, al rinnovamento e alla diversificazione delle attività e delle produzioni (che tutto sia “pecora” è tutto sia “pecorino romano” non credo sia la strada giusta)”.

Grande eco ha avuto anche la lettera aperta del sindaco di Gavoi, pastore, Giovanni Cugusi: “La drammatica situazione che stiamo vivendo in Sardegna, il dolore del mondo delle campagne, il latte versato, i blocchi stradali dei pastori che lottano per sopravvivere a un mercato avaro e a una società e a una politica che quasi li ignorano ci chiamano ad alta voce a mettere mano alle politiche sulla pastorizia. Dico dobbiamo perché un ruolo in questo processo ce l’abbiamo tutti: noi pastori, noi politici che amministriamo gli enti locali, i politici sardi e italiani, i rappresentanti europei, i tecnici delle diverse agenzie, le associazioni di categoria, gli industriali, i consumatori. Un’azione è urgente in questo settore non solo per i pastori, i custodi del tempo che vivono a pieno la crisi e le contraddizioni della contemporaneità, ma per tutta la Sardegna.” La lettera si conclude con la richiesta ai pastori della Barbagia, come forma di lotta e sensibilizzazione dei cittadini e dei consumatori “di continuare in questi giorni a non versare il latte a prezzi iniqui e di trasformare, anche attraverso il mutuo aiuto, la materia prima in formaggio da donare agli enti di solidarietà e alle persone in difficoltà”.

com.unica, 10 febbraio 2019