Applausi scroscianti e tutto esaurito per l’Orchestra da Camera Fiorentina diretta dal Maestro Lanzetta

È iniziata alla grande la stagione concertistica autunnale dell’Orchestra da Camera Fiorentina, in una cornice di suggestione unica: il Cenacolo di Santa Croce in Firenze. Per il folto pubblico (tutto esaurito) lo spettacolo è iniziato sin dall’ingresso nel chiostro della basilica di S. Croce, da cui si accede nel Cenacolo, che ospita un ciclo di affreschi di Taddeo Gaddi risalenti alla prima metà del 1300, tra cui l’Ultima cena sovrastata dall’Albero della vita. La sala contiene anche un’Ultima cena di Giorgio Vasari (appena restaurata) e una statua dorata di Donatello raffigurante S. Ludovico di Tolosa. Effettivamente l’ambiente ben predispone a quella sensazione di trasporto che il concerto ha trasmesso ai presenti.

Ieri sera i 52 membri dell’orchestra hanno dapprima eseguito il Concerto per violino e orchestra in Re maggiore op.77 di Brahms, opera di particolare complessità che il violino solista Marco Lorenzini ha impreziosito con una performance condotta con un vigore e una precisione che al termine gli hanno fatto guadagnare 4 ingressi salutati da convinti applausi dell’attento pubblico (e, abbiamo notato essendo in prima fila, i complimenti non formali da parte di tutta l’orchestra).

È poi seguita una poderosa esecuzione della Sinfonia n. 5 in Do minore op. 67 di Beethoven, che ha travolto il pubblico in un turbinio di emozioni. Non solo il primo notissimo movimento (Allegro con brio) che inizia con le celeberrime quattro note, ma tutta l’esecuzione ha ipnotizzato la platea, travolta dall’alternarsi di toni rappresentanti l’inquietudine e la distensione, e infine condotta verso il trionfo dell’ottimismo. Sensazioni e messaggi di particolare attualità che l’Orchestra da Camera Fiorentina ieri ci ha fatto sognare ad occhi aperti.

Il Direttore del concerto Giuseppe Lanzetta al termine ci ha rilasciato un’intervista esclusiva.

Giuseppe Lanzetta, Lei è Maestro di Musica pluridiplomato, fondatore e direttore stabile dell’Orchestra da Camera Fiorentina, docente all’Accademia di S. Cecila, direttore principale alla Mid-American production che svolge i suoi concerti alla Carnegie Hall e al Lincoln Center di New York, ha diretto le principali orchestre nei più blasonati teatri del mondo, ha ricevuto dal Presidente della Repubblica il titolo di Commendatore, i premi ed i riconoscimenti non si contano… qual  è il titolo a cui tiene di più? Insomma, come la dobbiamo chiamare?

Semplicemente Giuseppe o, se proprio non se ne può fare a meno, Maestro.

Com’è nata la sua passione per la musica?

Moltissimi anni fa, con grande delusione per mio padre che voleva che entrassi in banca, contrastandomi non poco… ma dopo il mio primo concerto si commosse e capì che la musica era la mia “sufficiente attitudine“.

Quando ha in particolare pensato che il suo futuro sarebbe stato quello di direttore anziché di musicista?

Quando il mio maestro Albino Varotti mi disse che se avessi studiato potevo forse tentate questa carriera… io volevo fare il pianista, il direttore non mi affascinava. 

In oltre 30 anni di carriera, quali sono i momenti che ricorda con maggiore emozione?

Quando ho diretto per la prima volta al mio paese [Montecorvino Rovella, in provincia di Salerno, NdR]… vennero  tutti, circa in 20 mila (il mio paese in tutto ne contava 15 mila di abitanti). Vennero a sentirmi anche dalle cittadine  vicine. Poi il mio primo concerto di capodanno in piazza Signoria e il mio incontro con Roberto Benigni. E infine  la Carnegie Hall… dovevo spogliarmi dove lo avevano fatto Bernstein, Muti, Abbado, Marinuzzi, Stokowski… E che dire del mio primo concerto all’Auditorium dei Berliner Philarmoniker? Avevo il camerino di Herbert Von Karajan…

Il direttore d’orchestra ha un indefettibile ruolo di coordinamento e il temine di “orchestra” porta con se l’idea del gruppo, anzi del gruppo coeso e armonico: quali sono le principali caratteristiche che artisticamente e umanamente deve possedere un buon direttore?

L’umiltà e il rigore, la simpatia e il senso di collaborazione con i propri musicisti.

Tutti gli occhi degli musicisti orchestrali sono sul direttore: qual è l’errore che gli orchestrali sono disposti a perdonargli e quale invece è considerato un peccato mortale?

Solitamente non si perdona nulla al direttore perché se l’esecuzione va bene è merito dell’orchestra e del direttore… se va così-così è solo colpa del direttore… alla fine gli orchestrali, se il direttore non vale, suonano da soli, ma se lo stimano sono disposti anche a sbagliare con lui.

Ci sono momenti in cui un direttore, sempre al centro dell’attenzione (anche fisicamente) soffre di solitudine?

Purtroppo sì. Anche Totò soffriva di solitudine, ma guardandolo all’Opera mentre recitava chi lo avrebbe mai detto?!

Perchè nel 1981 decise di fondare l’Orchestra da Camera Fiorentina?

L’orchestra già esisteva, io sono subentrato al loro direttore Giovanni Tanzini che se ne andò perché non avevano futuro. E poi l’orchestra, dopo una serie di prove tra me e un altro candidato, scelse me.  Alcuni di quei musicisti di 38 anni fa sono ancora con me, non mi hanno mai abbandonato. A quel tempo, senza un becco di un quattrino, facevamo prove su prove senza mai fare un concerto  …  piano piano eccoci qua. Pensi che la prima viola attuale comincio con me all’età di16 anni: non aveva ancora la barba!!!

Quali sono state le principali tappe del percorso artistico in questi 38 anni dell’Orchestra da Camera Fiorentina?

Aver incontrato e lavorato con grandi interpreti che avevo letto solo sui libri di musica come Bruno Canino, Aldo Ciccolini, Gary Karr, Igor Oistrach, Anner Bijlsma, Giovanni Sollima, Jorg  Demus e poi David Garrett

Consiglierebbe ad un giovane di iscriversi ad un Conservatorio?

Certo! Un buon direttore deve studiare molto e non improvvisarsi come direttore, come spesso accade. Io consiglio di seguire un direttore: le prove e la musica dal vivo sono molto più importanti delle aule a volte, anche se lo studio è come imparare i segnali stradali  per poi guidare la macchina.

Quali sono i suoi progetti nel prossimo futuro?

A Dio piacendo mi piacerebbe lasciare un bel ricordo della mia passione e del mio lavoro matto e disperatissimo rivolto ai giovani, vedendo la “mia“ Orchestra da Camera Fiorentina come orchestra  ICO, cioè un’orchestra  stabile riconosciuta maggiormente dallo Stato.

Marco Mariani, com.unica 12 settembre 2018