[ACCADDE OGGI]

Nell’epoca del Papa Re e durante il lungo pontificato di Pio IX, alle famiglie di religione israelita era proibito dalla legge di assumere servitù di fede cattolica così come era vietato ai cattolici di avere domestici ebrei. Una brutta legge che proprio perché brutta veniva poco rispettata e i contravventori erano alquanto tollerati.

La famiglia di Salomone Momolo Mortara, una famiglia agiata e ebrea di Bologna aveva alle proprie dipendenze una fervente e giovanissima cattolica tale Anna Morisi che amorevolmente si curava degli otto figli di Salomone. L’amore verso i pargoli Mortara della Morisi fu tale che quando il piccolo Edgardo, il sesto figlio si ammalò, Anna, credendolo vicino alla morte e per raccomandarlo al suo Cielo di cattolica, lo fece battezzare nascondendo il fatto ai genitori.

Le autorità pontificie (allora Bologna era parte dello Stato vaticano), forse per delazione della stessa Anna Morisi, scoprirono l’accaduto e come per legge, anche questa una brutta legge, sottrassero il piccolo Edgardo ai suoi legittimi genitori perché un battezzato non poteva essere allevato da non cattolici e lo affidarono alle cure della Casa dei catecumeni che, pagata con le tasse imposte agli ebrei, allevava i battezzati di provenienza israelitica.

Ne nacque un caso di cronaca che fece scalpore e che interessò le diplomazie internazionali con il conte Cavour che soffiava sul fuoco delle sollevazioni anticlericali contro il Papa del “non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo”.

Si arrivò al punto di tentare ancora un rapimento del giovane Edgardo, questa volta organizzato dai genitori, ma la cosa non riuscì perché il catecumeno Mortara mentre serviva messa si accorse del fatto si aggrappò alla veste del celebrante rifiutandosi di seguire i suoi genitori.

Ancora e con maggiore convinzione Edgardo Mortara, divenuto sacerdote, si opporrà a seguire la famiglia naturale e la loro fede e scriverà “Allorché io venivo adottato da Pio IX tutto il mondo gridava che io ero una vittima, un martire dei gesuiti. Ma ad onta di tutto ciò, io gratissimo alla Provvidenza che mi aveva ricondotto alla vera famiglia di Cristo, vivevo felicemente in San Pietro in Vincoli e nella mia umile persona agiva il diritto della Chiesa, a dispetto dell’imperatore Napoleone III, di Cavour e degli altri grandi della terra”.

Oggi e sempre resta la domanda: Edgardo Mortara portato con la forza ad abbracciare il suo nuovo credo e divenutone un paladino fino al punto di spendere la sua esistenza per convertire gli ebrei al cattolicesimo, avrebbe detto, scritto e predicato le stesse cose se non fosse stato rapito e sottratto alla sua famiglia in quella sera del 23 giugno 1859?

(Franco Seccia/com.unica 23 giugno 2018)