La storia e le storie del design italiano raccontate attraverso 180 pezzi iconici del Novecento, con cinque focus tematici – Geografia, Comunicazione, Politica, Tecnologia ed Economia – e una lettura del contemporaneo.

L’undicesima edizione del Triennale Design Museum racconta la storia del design italiano attraverso una pluralità di storie, che concorrono a definirne la complessa natura. Il percorso del Museo ha un duplice andamento: da una parte il dispiegarsi della storia in modo diacronico, dall’altra lo sviluppo di cinque approfondimenti tematici che permettono di leggere il design attraverso la lente di altre discipline.

Con “Storie. Il design italiano”, la rassegna inaugurata lo scorso 14 aprile e aperta al pubblico sino al 20 gennaio 2019 – una selezione di 180 opere, per la maggior parte provenienti dalla Collezione Permanente del Triennale Design Museum, realizzate tra il 1902 e il 1998 e individuate come le più rappresentative del design italiano per il loro portato di innovazione tecnico-formale, per l’estetica, per la sperimentazione, per la riconoscibilità e il successo di pubblico – introduce la problematica di quali debbano essere i pezzi imprescindibili esposti in un Museo del design e di cosa possa essere considerato una “icona” e, ancora, se questo termine sia realmente efficace quando applicato al contesto del design. I materiali esposti sono organizzati cronologicamente in cinque periodi: 1902-1945, 1946-1963, 1964-1972, 1973-1983, 1984-1998. La scelta di tenere il 1998 come termine della selezione, lasciando volutamente scoperto l’ultimo ventennio, permette agli storici di analizzare la disciplina con la giusta distanza critica e temporale ma intende anche sottolineare il grande cambiamento di parametri in corso che rende difficile esprimersi su un panorama ancora così mutevole. I cinque approfondimenti tematici sono dedicati a: Politica, a cura di Vanni Pasca, Geografia ed Economia, entrambi a cura di Manolo de Giorgi, Tecnologia, a cura di Raimonda Riccini, Comunicazione, a cura di Maddalena Dalla Mura.

Il potere e le forme. Quando i designer fanno politica si concentra su alcuni momenti fondamentali per lo sviluppo del design italiano, dalla V Triennale del 1933 al boom economico degli anni Cinquanta, dal contro-design degli anni Sessanta e Settanta fino alla globalizzazione e al world design che inizia a svilupparsi a partire dagli anni Ottanta. Vengono così privilegiate le politiche sviluppate dai designer o dal sistema design, rispetto alla politica intesa come prerogativa delle pubbliche istituzioni.

Mappe. Una geografia in movimento mette in scena i distretti produttivi disseminati nel Paese e le specificità delle realtà territoriali che costituiscono un unicum per determinate lavorazioni e impiego di materiali.

Borsa Valori. Un Carosello di numeri analizza il design italiano attraverso i dati a esso correlati: dalle vendite alle royalties, dai successi ai flop commerciali.

Dal transistor alla Luna. Design e tecnologie si concentra sulla capacità di imprese e designer italiani di interpretare le innovazioni nel campo dell’elettronica e della sperimentazione sui materiali per trasformarle in prodotti di qualità, sia per il consumo di massa sia per le alte prestazioni.

Immagini e immaginario: tra fotografia e riviste illustra come la storia del design italiano sia anche la storia della costruzione e della proiezione e moltiplicazione della sua immagine e della sua divulgazione attraverso i media, che viene presentata attraverso un percorso fra riviste e fotografia, dagli anni Cinquanta, quando si definisce la “linea italiana”, agli anni Ottanta, prima della diffusione dell’immagine digitale.

Il percorso del Museo si apre con una riflessione, a cura di Chiara Alessi, dedicata al Contemporaneo. Pay per Design. Il Mercato del Contemporaneo presenta una selezione delle esperienze più interessanti per descrivere la multiformità del design italiano contemporaneo è messa in scena attraverso una serie di vetrine dove i visitatori potranno sperimentare alcune modalità di vendita, acquisto, distribuzione, finanziamento, personalizzazione applicate a progetti di design degli ultimi anni. È l’espressione di un momento nel quale il cortocircuito tra processi, sperimentazioni, nuova imprenditorialità e riconversione di esperienze storiche mostra un peso d’insieme più rilevante rispetto ai singoli autori o prodotti.

Visitare il museo sarà come inoltrarsi in una città, metafora scelta da Calvi Brambilla come guida per il progetto di allestimento, perché la storia del design italiano è un affastellarsi interminabile di sperimentazioni, innovazioni, ripensamenti e solo il tessuto urbano ha un simile grado di complessità. Per comunicare le storie del design italiano lo Studio Leonardo Sonnoli ha disegnato dei “teatrini” metafisici in cui fanno capolino, tra forme assolute, gli oggetti dei maestri del design italiano.