Lo strappo diplomatico tra Arabia Saudita, Barhein, Emirati Arabi ed Egitto e il Qatar, annunciato ieri, rompe i delicati equilibri geopolitici dell’area. Se il motivo ufficiale è il sostegno da parte del Qatar “a gruppi terroristici che minacciano la stabilità della regione come i Fratelli Musulmani, l’Isis e al Qaida”, dietro la rottura ci sono soprattutto i rapporti cordiali di Doha con l’Iran, nemico di sempre e ancora di più ora nell’era di Trump, che ha stretto un accordo per la fornitura di armi con Riyad e invertito la strategia dell’apertura verso Teheran inaugurata da Obama. E, ancora prima, la cacciata dall’Egitto di Morsi, gradito al Qatar, sostituito da al Sisi, appoggiato da tutti gli altri Stati del Golfo.

La decisione, pur senza precedenti nella storia dei Paesi del Golfo, non è così inaspettata, e pone il giovane emiro Tamin al Thani di fronte a una difficile sfida, spiega Foreign Affairs. Così, dopo aver trasferito le tensioni all’esterno finanziando i movimenti radicali, le monarchie del Golfo cominciano a sbranarsi tra loro. La rottura, spiega oggi Alberto Negri sul Sole 24 Ore, incrina proprio il sistema di sicurezza americano e occidentale nel Golfo, cuore strategico del Medio Oriente e custode del 40% delle riserve petrolifere mondiali. Ecco perché questo scontro nel mondo sunnita degli sceicchi ci riguarda direttamente con tutte le implicazioni economiche, finanziarie e soprattutto per gli appoggi delle monarchie petrolifere ai movimenti radicali islamici e jihadisti. Il Qatar, ricorda ancora Negri, ha come religione di Stato lo stesso wahhabismo dei sauditi ma appoggia anche formazioni salafite “rivoluzionarie” come i Fratelli musulmani che si sono sempre schierate contro la Casa dei Saud e vogliono abbatterla. Questo è il motivo profondo dello scontro con Riad. Non è un caso che la moschea nazionale del Qatar sia intitolata a Muhammad ibn Abd al-Wahhab e che gli sceicchi sauditi nei giorni scorsi abbiano rinnegato i legami di sangue tra la famiglia regnate qatarina e il teologo arabo nato nella regione del Najd, nell’odierna Arabia Saudita.

Dopo l’annuncio la borsa del Qatar è crollata, trascinando in territorio negativo i principali titoli europei. La penisola sorge su immensi pozzi di petrolio ed è il principale fornitore di gas naturale del pianeta, ma questa crisi non cambia le carte sul tavolo dell’energia, scrive il Sole24Ore. Ricordiamo che il Qatar possiede anche squadre di calcio come il Paris St Germain, compagnie aeree, mezza Costa Smeralda in Sardegna, il nuovo centro di Milano e palazzi lussuosi sparsi per l’Italia. E poi la maison Valentino, la tv Al Jazeera, i magazzini  Harrod’s di Londra.

(com.unica, 6 giugno 2017)