Nel corso di un’audizione al Parlamento Europeo, il presidente della Bce Mario Draghi ha sottolineato ieri che gli stimoli monetari della stessa Banca centrale da soli non siano sufficienti per garantire una crescita stabile dell’eurozona: “Diventa sempre più chiaro che le politiche di bilancio dovrebbero sostenere la ripresa tramite investimenti pubblici e una tassazione più bassa”, ha affermato. Questo mentre “il rispetto delle regole del Patto di stabilità e di crescita resta essenziale per mantenere la fiducia nell’architettura di bilancio”.

“La ripresa prosegue a passo moderato sostenuta soprattutto dalle nostre misure di politica monetaria e dall’impatto favorevole sulle condizioni finanziare e dai prezzi dell’energia” – ha sottolineato ancora Draghi. Gli investimenti restano deboli, e il settore delle costruzioni finora non si è ripreso. Per rendere l’eurozona più resiliente, la Bce è pronta a fare la sua parte e come annunciato esaminerà la possibilità di agire a inizio marzo”

Il presidente della Bce, incalzato dalle domande di alcuni parlamentari, ha risposto indirettamente anche alle critiche che gli sono state rivolte di recente dal Financial Times sulla sfiducia dei mercati nei confronti del suo impegno nella difesa dell’euro: “Circa metà della ripresa degli ultimi due anni può essere attribuita alle scelte della Bce – ha risposto – anzi, negli ultimi 4 anni la nostra è stata l’unica politica di stimolo”. Inoltre ha rimarcato come nell’Eurozona la situazione del settore bancario sia molto diversa da quella del 2012 perché le banche dell’area dell’euro hanno notevolmente rafforzato le loro posizioni di capitale nel corso degli ultimi anni.

Draghi si è soffermato anche sul tema del bail in, che ha difeso senza mezzi termini: “La transizione alle nuove regole (della direttiva che istituisce il bail), determina un cambiamento notevole, ma è un cambiamento per il meglio, perché così i soldi dei contribuenti non saranno utilizzati come accaduto nella crisi”.

(com.unica, 16 febbraio 2016)