Il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia fu ritrovato il corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini, poeta e narratore, voce forte della cultura italiana degli anni Settanta. Un giallo tutto italiano, liquidato come una brutta storia di omosessualità e prostituzione minorile. L’allora diciassettenne autore del delitto, Pino Pelosi, reo confesso, fu arrestato e la faccenda si chiuse. In realtà l’omicidio di Pasolini affondava le sue radici nelle manovre di una politica oscura, che tesseva legami con le organizzazioni criminali della capitale, una su tutte, la banda della Magliana, e che aveva gettato la propria ombra sull’Eni e sul caso Mattei, di cui Pasolini si era interessato, ricostruendo i fatti e scrivendo sull’argomento un romanzo-documento, Petrolio. Erano gli anni in cui dominava la strategia della tensione, gli anni del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro, dello stupro di Franca Rame, erano gli anni dei crimini politici, della militanza attiva che vedeva necessario eliminare indifferentemente l’avversario politico, il diverso, la donna, l’omosessuale.

Ma Pasolini non era soltanto un omosessuale e un comunista: era un uomo di Lettere. Fu tra i promotori della rivista bolognese Officina, uno dei primi movimenti rinnovatori del nostro secondo dopoguerra. Formulò lo Sperimentalismo, che introdusse tutto un nuovo discorso nella produzione letteraria ed artistica della generazione più giovane, impegnata a confrontarsi con la realtà sociale del momento: le fabbriche, l’immigrazione, la crisi della famiglia, la condizione femminile. In poesia, dopo l’esperienza dialettale friulana passò alla lingua italiana, investendo i temi dell’uomo moralmente e politicamente impegnato.

Nei suoi racconti  ha  creato un impasto di lingua e dialetto in coerenza con il livello culturale dei protagonisti delle narrazioni: ragazzi di vita del sottoproletariato romano, che vivono nelle baracche della cintura delle borgate, in un rapporto provvisorio con le cose. Ogni tanto qualche adolescente  cerca di uscire dai confini e dal clima delle borgate, dove il sudiciume minaccia l’innocenza e la limpidità.  Ci sono gruppi che si creano e si disfanno, ragazzi attratti dalla città che poi finiscono comunque per tornare. Ci sono le crudeltà quotidiane, lo squallore dei caseggiati, le famiglie povere, i dolori,  i fallimenti dei padri e le pene delle madri.  Ragazzi prigionieri dei loro problemi, ma comunque  resi liberi dalla loro freschezza, fortunatamente ancora privi dei segni della corruzione.

Pasolini era  un poeta, uno scrittore, un regista, uno sceneggiatore, un giornalista che narrò profeticamente il lento degradarsi dell’Italia che, abbandonate le antiche tradizioni contadine, si era rivolta verso il violento materialismo del post boom economico. Il 2 novembre 1975 fu trovato sul litorale di Ostia un corpo ridotto ad un grumo di sangue, il corpo di Pier Paolo Pasolini, cantore romantico e sensibile dell’alienazione umana.

(Nadia Loreti/com.unica, 6 novembre 2015)