Le immagini che tutti abbiamo visto dell’assalto a Capitol Hill in un certo senso se l’aspettava Paul Auster, intervistato da Antonio Monda su Repubblica.

«Sì, certo: come si può dimenticare l’appello che ha fatto Trump ai Proud Boys nel corso del primo dibattito con Biden? La chiamata alle armi avvenne già in quel momento. Stiamo parlando di un pericoloso criminale che agita quello che c’è di peggio nel nostro paese», spiega il grande scrittore americano dalla sua casa di Brooklyn (New York) dove risiede.

«In questi ultimi giorni – prosegue – c’è stata un’escalation: innanzitutto la conversazione registrata nella quale chiedeva esplicitamente 11.000 voti per sovvertire il risultato elettorale della Georgia. Si tratta di una telefonata degna di un capomafia, piena di minacce: per sua sfortuna è stata resa pubblica. Poi, ieri sera, la sconfitta dei due candidati repubblicani dati per vincenti: probabilmente proprio la diffusione di quella telefonata è stata una delle cause maggiori di questa sconfitta inaspettata che ha consegnato il Senato a Biden. Infine, oggi, la presa di distanza da parte i due fedelissimi come McConnell e il vicepresidente Pence. Circolava la voce che in questi giorni Trump fosse molto depresso, ma questo accumulo di dati negativi e umilianti lo hanno scatenato. Il gravissimo comizio di oggi è concluso con “non accetteremo più quello che sta succedendo” e ha fatto credere ancora una volta ai suoi supporter che ci fosse speranza di ribaltare un risultato ormai certificato. Il suo popolo, chiamato a raccolta, ha agito di conseguenza, al grido di “bullshit”: nel mondo delle fake news di Trump la verità è una bullshit (stronzata). Il suo mondo, che affonda le proprie radici nella corruzione, è capovolto. Ma, ripeto, tutto nasce quattro anni fa, con una corruzione sempre più grave: non mi sto riferendo ad eventuali problemi legali che probabilmente affronterà tra qualche settimana ma, a una corruzione dello spirito e della mente».

Paul Auster mette in luce nell’intervista anche le responsabilità del partito repubblicano «È sempre sbagliato generalizzare, e abbiamo visto anche in questi giorni in cui ci sono alcuni repubblicani che si sono mossi rispettando almeno le regole condivise e la costituzione. Detto questo, negli ultimi quattro anni Trump si è impadronito del partito rendendolo a sua immagine e somiglianza, e il partito ha avuto la grave responsabilità di assecondare questo disegno senza opporsi. Non ci voleva molto a capire dove ci avrebbe portato una persona come Trump».

Un altro elemento inedito è la sensazione, o quantomeno la paura, che sia possibile un colpo di stato nella più grande democrazia del mondo.

«È inevitabile pensarci, vedendo questi scatenati assaltare Capitol Hill, le armi in aula e l’intervento della guardia nazionale. Tuttavia penso che è certamente qualcosa di gravissimo e inaudito, ma anche che si tratta di una massa di esaltati, e che gli anticorpi democratici di questo paese finiranno per prevalere. Per citare Kennedy “quanto c’è di brutto nel nostro paese può essere risolto da quanto c’è di buono”. Ed è già in qualche modo avvenuto con l’elezione democratica di Joseph Biden: quello a cui stiamo assistendo sono gli ultimi, prevedibili rantoli di un’amministrazione corrotta e morente».

Fonte Repubblica 7 gennaio 2021