Il consigliere sanitario di Trump in un’intervista a La Stampa: «Il virus è naturale. Il mondo ha bisogno dell’Oms» 

Anthony Fauci è il volto competente e rassicurante della risposta al coronavirus, così popolare che se si candidasse alla Casa Bianca vincerebbe a valanga. Il direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, principale consigliere del presidente Trump, ha messaggi utili per tutto il mondo. Inclusa l’Italia, da dove erano emigrati i suoi nonni: la Cina non è stata trasparente sull’epidemia, ma il virus è naturale; l’Italia sta riaprendo bene, ma deve evitare di ripetere gli errori commessi al principio; le nuove infezioni in autunno sono sicure, ma se diventeranno una seconda ondata dipenderà da come ci prepareremo; il vaccino dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno, ma l’Europa farebbe bene a sviluppare il suo, mentre per l’autunno sapremo se ci sono nuove terapie che funzionano; Trump non dovrebbe tornare a fare i comizi senza mascherina.

In alcuni stati, tipo il Texas, i contagi stanno aumentando, e poi ci sono state le proteste: rischiamo già la seconda ondata?

«Le nostre linee guida chiarivano le condizioni per riaprire: alcuni le hanno seguite, altri no. Speriamo non ci sia una ripresa seria, ma i casi aumentano in alcuni stati. Identificazione, isolamento e tracciatura dei contatti dovrebbero permetterci di controllare la crescita, ma le prossime due settimane ci diranno se il problema è significativo».

Trump vuole rifare i comizi e la convention: è rischioso?

«Dipende da dove e come li fai. Gli Usa sono un grande Paese, con dinamiche molto diverse tra regioni, stati, città, contee. Se tieni i comizi in un posto dove l’infezione è bassa, non ci dovrebbero essere problemi; se vai dove ci sono molte infezioni, devi mettere la maschera e praticare il distanziamento sociale».

Ne ha parlato con Trump??

«Non dei comizi e la convention».

È vero che non lo incontra da parecchio tempo?
«L’ho visto la settimana scorsa nell’Ufficio Ovale».

Le dichiarazioni del presidente l’hanno messa in difficoltà?

«Ho ancora un buon rapporto con lui».

Se riprenderà i comizi, gli consiglierà di usare la maschera?

«Non voglio discutere le interazioni col presidente, ma la mia raccomandazione generale per tutti è di usare la maschera».

Secondo uno studio di Harvard, il virus era in Cina ad agosto.

«Non ho visto indicazioni di questo genere e quindi non commento. Però so che a dicembre e gennaio i cinesi non sono stati molto trasparenti, nel darci le informazioni complete su come si trasmetteva da persona a persona».

Il virus era un’arma biologica, o è sfuggito dal laboratorio?

«Diversi virologi evoluzionisti hanno analizzato il Covid e sono convinti che non è stato creato deliberatamente. Quanto è successo è perfettamente compatibile con ciò che accade in natura».

Bill Gates ci ha detto che ci sono almeno 8 possibili vaccini.

«Esistono diversi candidati, molti sostenuti dal governo Usa, e altri indipendenti. La fase 1 dei test è stata fatta molto presto, e la 3 inizierà nella prima metà di luglio. In autunno avremo abbastanza informazioni per sapere se i vaccini sono sicuri ed efficaci. La speranza è averli disponibili per la distribuzione tra fine anno e inizio del 2021. Siamo ottimisti, in base ai dati preliminari».

Vista la concorrenza, l’Europa dovrebbe sviluppare il suo vaccino?

«Ha molti scienziati e compagnie buone, credo che dovrebbe cercare di farlo. I cinesi ci stanno provando, così come molte aziende americane, e americane-europee. La mia previsione è che avremo più di un vaccino, che potrà essere usato non solo nel paese che lo ha sviluppato, ma condividerlo con tutto il mondo».

Quando avremo una cura per il Covid-19?

«Ci sono diverse medicine che hanno dimostrato nei trial di avere un impatto significativo. Una, ad esempio, riduce del 31% il tempo di recupero dei pazienti ricoverati con malattie polmonari. Poi ci sono diversi candidati, come gli anticorpi monoclonali, il plasma convalescente, e le immunoglobuline».

Quando sapremo se funzionano?

«Tra l’inizio e la fine dell’autunno».

Dobbiamo aspettarci la seconda ondata?

«Le future infezioni sono inevitabili. Bisogna avere personale, test e risorse per identificare i casi, isolarli e tracciare i contatti. Se lo faremo, quando avverranno le infezioni potremo evitare che diventino una seconda ondata».

Se non la faremo, andrà peggio della prima?

«È possibile, ma è difficile dirlo ora».

Come giudica la riapertura in corso in Italia?

«Quello che state facendo è giusto, vi incoraggio ad usare prudenza. Quando riapri devi essere pronto a rispondere ad ogni incremento, perciò servono i test».

Perché l’Italia è stata colpita così duramente?

«Avevate molti visitatori cinesi, e l’infezione si è diffusa prima che sapeste cosa accadeva. C’è stata un’inflitrazione silenziosa, soprattutto al Nord».

Però l’effetto è stato diverso in Lombardia e Veneto.

«In Lombardia c’erano più visitatori cinesi, l’età media della popolazione è alta, test e ospedali non erano pronti».

Quando torneremo alla normalità?

«È difficile prevedere, ma non quest’inverno. La soluzione vera è il vaccino, quindi non torneremo alla normalità almeno per un anno».

Dobbiamo prepararci ad altre pandemie?

«Succedono da millenni, continueremo ad averle. Speriamo di aver imparato la lezione ed essere pronti, perché prima o poi tornerà».

Ma allora non è sbagliato che gli Usa lascino l’Oms?

«La decisione finale non è ancora presa, continuo ad avere interazioni con i colleghi di Ginevra. L’Oms non è un’organizzazione perfetta, ma il mondo ne ha bisogno».

Paolo Mastrolilli, La Stampa 12 giugno 2020