Un evento dedicato al grande ritrattista triestino, uno dei maggiori pittori italiani del Novecento. Sabato 22 dicembre presso la sala Margana.

Sabato 22 dicembre (ore 17,30) presso la sala Margana di Roma (Piazza Margana, 41) Luciana Ascarelli e Pino Pelloni, a nome della Fondazione Levi Pelloni, presentano una serata dedicata al grande ritrattista triestino Arturo Rietti (1863-1943). L’evento, ideato e condotto da Anna Caterina Alimenti, si avvale del contributo critico di Enrico Lucchese, delle letture di Aldo Minghelli e delle musiche eseguite al pianoforte da Claudia De Leo. Arturo Rietti è uno dei maggiori pittori italiani del secolo scorso e la più grande collezione pubblica delle sue opere si trova al Museo Revoltella di Trieste.

Figlio ultimogenito di Alessandro Riettis, un commerciante ebreo di Zante, e di Elena Laudi, nasce a Trieste nel 1863 e cresce in un ambiente cosmopolita, parla sin da giovanissimo il francese e il tedesco. Fu un convinto irredentista. Tra il 1882 e il 1884 è presso il fratello maggiore Riccardo a San Giovanni Valdarno, dove dipinge in stile verista contadini e operai nei borghi della Toscana. Pur non seguendo un regolare percorso formativo in pittura, è influenzato dai pittori triestini della generazione precedente e dalle tematiche della “pittura di genere” realista auspicato da Telemaco Signorini (numerosi schizzi a carboncino e a matita di questi anni manifestano l’interesse per i volti e gli atteggiamenti della gente comune).

Nonostante il parere contrario dello zio Vitale Laudi, suo tutore dopo la morte del padre, sostenuto dalla madre e dalla nonna, nel 1884 si iscrive all’ Accademia di Monaco di Baviera dove frequenta le lezioni di Franz von Defregger e del greco Nikolaus Gysis ed entra in contatto con altri artisti triestini,come Umberto Veruda e Richard Carniel, senza trascurare di tirar di scherma.

Si sposta quindi a Milano dove affina la tecnica di disegno, che diviene più rapida e incisiva, e adotta la tecnica del pastello. Nel 1887 espone presso la Permanente. Ha contatti con i pittori Mosé Bianchi, Pompeo Mariani e Ambrogio Alciati stringendo amicizia con Emilio Gola e lo scultore Paul Troubetzkoy.

Nel 1889 ottiene l medaglia d’argento all’Esposizione Universale di Parigi e nell’ultimo decennio dell’Ottocento espone a Monaco, al Glaspalast e alla Munchen Secession. Con il suo “Studio di giovinetta” si aggiudica all’Esposizione del 1891 la medaglia d’oro di secondo grado, utilizzando una tecnica mista del pastello e della tempera. Alterna soggiorni a Trieste e a Milano e nel 1903 espone a Vienna presso la galleria “Miethke” diciassette opere a pastello tra le quali i ritratti di D’Annunzio, Puccini e Toscanini.

Antifascista sin dall’inizio continua a girare da una città all’altra, pur restando fortemente legato a Trieste dove si trasferisce nel 1933 e dove nel 1936 espone ancora presso la galleria “Trieste”.Le leggi razziali del 1938 lo mettono i serio pericolo e, indignato ed amareggiato, alla morte della moglie, Elena Riva, nel 1940 si trasferisce a Milano che poi lascerà per rifugiarsi presso la famiglia Gallarati Scotti a Fontaniva, allora ritrovo di intellettuali antifascisti, dove morirà il 6 febbraio 1943. 

(com.unica, 21 dicembre 2018)

*Nella prima foto in alto un autoritratto di Arturo Rietti, nella seconda un suo ritratto di Giacomo Puccini