Nel suo World economic outlook, il Fmi stima che le tensioni commerciali tra Usa e resto del mondo costeranno 430 miliardi di dollari entro il 2020, incidendo per lo 0,5% sulla crescita globale (Guardian). Calano anche le stime di crescita dei singoli Paesi: quella italiana si fermerà all’1,2% quest’anno e all’1% nel 2019. Ma il rallentamento riguarda tutta l’Europa (La Stampa). “L’Ue si trova ad affrontare sfide politiche fondamentali sui migranti, sulla governance di bilancio e sull’architettura istituzionale dell’area euro. I termini della Brexit non sono ancora stati fissati dopo mesi di trattative” sottolinea il Fmi. “Le ripetute ondate delle pressioni migratorie internazionali, che si sono rivelate politicamente destabilizzanti, non possono essere evitate senza un’azione comune per migliorare la sicurezza internazionale e senza resistere al cambiamento climatico e ai suoi effetti”. 

Il presidente del consiglio europeo Donald Tusk e quello della Commissione Jean Claude Juncker in visita in Cina hanno ribadito di volersi impegnare per evitare ogni genere di guerra commerciale (Il Sole 24 Ore). Intanto Pechino ha deciso di ricorrere al Wto contro i dazi imposti dal presidente Trump (Npr). Secondo le ultime stime la Cina cresce “solo” del 6,7% su base annua. Oggi è prevista la prima audizione del presidente della Fed Jerome Powell davanti al Congresso: parlerà di politica monetaria e dello stato dell’economia americana (Reuters). A giugno le vendite al dettaglio negli Usa sono cresciute dello 0,5% rispetto a maggio.

Quanto all’Italia, secondo i dati dell’Istat, l’export del nostro paese ha fatto segnare un -1,6% a maggio e un -0,8% su base annua (Ansa).  La flessione congiunturale dell’export è dovuta prevalentemente alla diminuzione delle vendite verso i mercati extra Ue (-3,1%), mentre la riduzione verso l’area Ue è più lieve (-0,5%). Su base annua il calo coinvolge esclusivamente l’area extra Ue (-2,8%) mentre per i paesi Ue si registra una crescita (+0,7%).

(com.unica, 17 luglio 2018)