Il giornalista Arkady Babchenko era stato oggetto di minacce per le sue posizioni critiche nei confronti delle operazioni di Putin in Siria e Ucraina.

Arkady Babchenko, il giornalista russo oppositore di Putin dato martedì vittima di omicidio, si è presentato mercoledì in conferenza stampa a Kiev. Il falso assassinio sarebbe stato messo in scena dai servizi segreti ucraini per proteggere il dissidente dalla reale minaccia di un attentato (Bbc). L’Ucraina darà protezione a Babchenko (Reuters). Ieri tutte le agenzie internazionali avevano battuto la notizia che Babchenko fosse stato stato colpito alla schiena da tre proiettili mentre stava rientrando nel suo appartamento. 

Nato nel 1977, Babchenko aveva servito l’esercito e combattuto in Cecenia e, ancor prima di lasciare le forze armate si è dedicato al giornalismo, lavorando come corrispondente di guerra per Moskovsky Komsomolets e Zabytyi Polk. Ha scritto alcuni libri, tra cui l’autobiografico ‘La guerra di un soldato in Cecenia’, pubblicato in Italia da Mondadori. Lavorava come free lance anche per diversi media britannici, tra cui il Guardian e Bbc, per cui aveva scritto dell’elicottero ucraino abbattuto nell’est dell’ex repubblica sovietica nel 2014 che provocò la morte di 14 persone. A bordo di quell’elicottero, aveva scritto ieri sul suo profilo Twitter, avrebbe dovuto esservi anche lui: “Sono fortunato, è stato come avere due compleanni”.

Nel febbraio del 2017, in seguito ad una campagna d’odio nei suoi confronti per un post su Facebook aveva deciso di lasciare la Russia, trasferendosi prima a Praga e poi a Kiev, dove lavorava per la tv ATR. “Qui non mi sento più sicuro”, aveva scritto elencando tutte le minacce che aveva subito dopo quel post, anche da parte del deputato ultranazionalista Vitaly Milonov e dal senatore Frants Klintsevich. Il network Tsargrad, guidato da Alexander Dugin, definito da molti osservatori come l’ideologo di Putin (sebbene questa sia una tesi alquanto controversa e tutta da provare), lo aveva ad esempio inserito al decimo posto dei 100 russofobi più pericolosi.

(com.unica, 31 maggio 2018)