Ancora reazioni alle parole di Bergoglio. Il patriarca di Antiochia: “Il Papa sbaglia, stiamo subendo l’odio da parte di una religione”.

Dalle indagini seguite all’attentato nella chiesa vicino a Rouen emergono alcuni fatti che evidenziano delle falle nel sistema di sicurezza francese. Dalla Bbc ad esempio si apprende che Abdel Malik Petitjean, il secondo attentatore identificato ieri dalla polizia, era stato segnalato come soggetto potenzialmente pericoloso dalla Turchia all’intelligence francese, dalla quale era stato schedato il 29 giugno, ritenendo che si trovasse ancora in Siria o in Turchia e dunque fosse possibile individuarlo nel momento in cui fosse rientrato in Francia. L’uomo, però, era tornato a casa l’11 giugno, prima ancora di essere inserito nella black list dell’Antiterrorismo. Il settimanale L’Express ha pubblicato in esclusiva alcuni audio messaggi inviati via chat dall’altro assassino che ha partecipato al massacro nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray nei quali annunciava la sua intenzione di “entrare in una chiesa e fare una carneficina”.

Intanto il mondo religioso continua a interrogarsi sul significato e sulle conseguenze di quell’attentato. I vertici della comunità musulmana francese hanno invitato i fedeli a recarsi in chiesa per esprimere “solidarietà e compassione” e ricordare padre Jacques Hemel, sgozzato a Saint-Etienne-du-Rouvray, nella chiesa dove prestava servizio. Sul fronte cattolico fanno ancora discutere le parole del Papa dopo il massacro, in cui si negava che quel fatto sia da ascrivere ad una guerra di religione e che “tutte le religioni vogliono la pace”. Frasi che hanno suscitato molte reazioni nel mondo, compresa quella del patriarca di Antiochia Ignace Youssif III Younan, che ieri sul “Foglio” si è espresso in maniera molto netta: “Il Papa sbaglia, stiamo subendo l’odio da parte di una religione”. E poi chiede di evitare il linguaggio politicamente corretto: “Dobbiamo dire che è stato un islamismo radicale terrorista. Questo è il fatto. Quelli che hanno commesso la strage a Dacca, 9 italiani, non erano né poveri né ignoranti. Erano di famiglia assai bene ed educati. Non si può parlare di gente smarrita, socialmente emarginata” dice senza mezzi termini. Infine, da segnalare l’intervista al “Corriere” del presidente della Cei Bagnasco, che si esprime con accenti diversi rispetto a quelli del Papa. Pur affermando che quella in atto non è una guerra di religione riconosce che la religione è alla radice del problema: i musulmani devono isolare i fondamentalisti, l’Europa tornare a essere cristiana e afferma: “Il dialogo si fa solo quando c’è qualcosa da dirsi”. Altrettanto chiare le parole dell’arcivescovo di Parigi: “I cristiani solo l’obiettivo dell’Isis”.

(com.unica, 29 luglio 2016)