Difficile non cadere nella banalità e nelle frasi più scontate quando si realizza un sogno come quello di cui è stato protagonista il Leicester di Claudio Ranieri. Dunque per la prima volta in 132 anni di storia la squadra della piccola città del Midlands ha potuto festeggiare la conquista della Premier League, con gli abitanti che si sono riversati prima nelle strade della città e poi nei pub dove hanno seguito con il fiato sospeso fino all’ultimo secondo la sfida tra Chelsea e il Tottenham a Stamford Bridge, decisiva per l’assegnazione di un titolo che ha il sapore di una leggenda. Gli Spurs londinesi avevano l’obbligo di vincere il derby per sperare ancora nel primo posto finale. Ci sono andati vicini, dal momento che dopo il primo tempo erano in vantaggio per 2-0 ma poi sono stati ripresi nel finale grazie a uno splendido gol di Hazard, che ha fissato il risultato sul 2-2.

Al fischio finale è iniziata la festa vera e propria, l’apoteosi. Da quel momento la birra a fiumi ha iniziato a scorrere per tutta la notte, soprattutto in casa del centravanti Jamie Vardy, dove tutti i giocatori del Leicester si erano dati appuntamento per assistere al derby londinese. Quella dell’attaccante, autore di 22 gol, nazionale inglese e nominato “Giocatore dell’Anno” dalla Football Writers’ Association, l’associazione dei giornalisti britannici, è una storia a parte in questa favola sportiva, al punto che a Hollywood stanno pensando di dedicargli un film. Autore di prestazioni eccezionali e di gol da incorniciare per l’eternità (come quello contro il Liverpool con un gran tiro al volo da 40 metri), fino a qualche anno fa Jamie Vardy, classe 1987, lavorava in fabbrica e giocava solo per hobby. Poi nel 2011 l’esplosione nel Fleetwood Town, squadra di “Conference” (la nostra Eccellenza) e quindi il passaggio nel 2012 al Leicester, allora in Championship (la serie B inglese) per un milione di sterline.

L’altra storia nella storia è quella del nostro Claudio Ranieri, che finalmente si è preso una bella rivincita nei confronti di chi riteneva che non sarebbe mai riuscito a schiodarsi di dosso la fama di perdente di lusso. A cominciare dall’altezzoso Mourinho, che in passato si era sempre rivolto a lui con aria di sufficienza. Dopo la fallimentare esperienza alla guida della nazionale greca per la verità nessuno avrebbe pronosticato che il simpatico mister testaccino, alla soglia dei 64 anni, avrebbe potuto assaporare la gioia della conquista di un titolo nazionale. I più ottimisti infatti avevano sentenziato che alla guida del Leicester non sarebbe potuto andare più in là di una stiracchiata salvezza come è successo solo lo scorso anno all’ultima giornata.

Invece qui Ranieri ha trovato l’ambiente ideale per esprimere il suo progetto calcistico semplice e senza fronzoli fatto di buona tecnica ma soprattutto di corsa, sudore e tanta passione, al punto da paragonarlo a quello vissuto in passato in città come Catanzaro e Cagliari. “Quando sono arrivato qui la positività che respiravo era la stessa di quei tempi – ha detto in un’intervista. Il 20 ottobre, per il mio compleanno, eravamo nello spogliatoio, perché stava per cominciare la partita, a un certo punto il proprietario si è presentato con due carrelli di torte e le candeline: mi hanno festeggiato, e mancavano solo dieci minuti all’inizio della gara. Questo per dire del clima positivo e sereno che c’è nel club, pensate se accadesse in Italia”.

Una bellissima storia, che di certo sarebbe piaciuta al grande scrittore uruguayano Eduardo Galeano, che era attratto dalla magia del calcio non solo per la bellezza tecnica ma forse ancor di più per l’epica che ha sempre saputo trasmettere attraverso le vicende dei campioni più o meno noti che ne hanno attraversato la sua storia. Così come dal fascino delle piccole squadre che nel corso degli anni hanno accarezzato il miracolo di travestirsi nel piccolo Davide che sconfigge il gigante Golia. Proprio come il piccolo Leicester nei confronti delle ben più blasonate Manchester City e Chelsea di proprietà di sceicchi e di petrolieri multimilionari. “Per quanto i tecnocrati lo programmino perfino nei minimi dettagli, per quanto i potenti lo manipolino, il calcio continua a voler essere l’arte dell’imprevisto – ha scritto Galeano in Splendori e miserie del gioco del calcio. “Dove meno te l’aspetti salta fuori l’impossibile, il nano impartisce una lezione al gigante, un nero allampanato e sbilenco fa diventare scemo l’atleta scolpito in Grecia”.

(Sebastiano Catte/com.unica 3 maggio 2016)