La notizia della morte in un laconico comunicato pubblicato sul suo sito ufficiale e subito rilanciato dai social network: “David Bowie è morto serenamente circondato dalla sua famiglia, dopo una coraggiosa battaglia durata 18 mesi contro il cancro”. Solo due giorni prima l’icona del rock britannico aveva compiuto 69 anni e lo stesso giorno era uscito il suo ultimo album, Blackstar in concomitanza con il video Lazarus, in cui Bowie aveva le sembianze dell’amico di Gesù che risorge dalla morte avvolto dalle bende. Blackstar, pubblicato tre anni dopo The Next Day, è già balzato già in testa nelle classifiche del Regno Unito e internazionali. Solo due settimane prima il Duca Bianco (così era noto universalmente) aveva annunciato il ritiro dalle scene live “definitivo e irrevocabile”.

Nato in una famiglia modesta del quartiere londinese di Brixton l’8 gennaio del 1947, David Bowie (David Robert Jones era il suo vero nome) si è fatto conoscere dal grande pubblico nel 1969 con il disco “Space Oddity”. Da allora è stato un assoluto protagonista della scena musicale internazionale attraversando cinque decenni di rock in cui ha sempre saputo reinventare il suo stile e ideando svariati alter ego. Prolifico come pochi, ha sperimentato i generi più disparati, anche molto lontani tra loro: dal beat al glam rock, dall’electro-pop intellettuale al rock colto e raffinato, dal rhythm’n’blues alla dance e a tanti altri di cui è stato anche precursore. È stato un artista globale nel vero senso del termine, con una carriera sempre contrassegnata dalla continua e incessante ansia di precorrere i tempi e da una straordinaria apertura alle contaminazioni con altre forme d’arte come il cinema, il teatro, la danza e le arti visive.

La collaborazione per anni con il mimo-ballerino Lindsay Kemp ha sicuramente giocato un ruolo decisivo nel favorire questo suo originale approccio artistico. “Da lui – racconterà – ho appreso il linguaggio del corpo; ho imparato a controllare ogni gesto, a caricare di intensità drammatica ogni movimento; ho imparato insomma a stare su un palco”.

Sono una trentina gli album pubblicati nella sua lunga e gloriosa carriera, tra cui “Young Americans”, “Low”, “Heroes”, “Let’s Dance” e “Reality”.

(com.unica, 11 gennaio 2016)