“Sono sionista e amo i nostri due Paesi”, l’Italia e Israele. Così Fiamma Nirenstein si racconta oggi sui quotidiani italiani dopo la notizia della sua nomina, decisa dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, ad ambasciatore d’Israele a Roma. Incarico che assumerà nel 2016, andando a sostituire l’attuale ambasciatore Naor Gilon.

“È l’inizio di una nuova fase della mia vita nella quale mi guideranno, come sempre, l’amore per Israele e per l’Italia”. Giornalista ed ex parlamentare a Roma, al Giornale – quotidiano su cui negli ultimi anni ha scritto di Israele e Medio Oriente – Nirenstein sottolinea di dover rinunciare alla cittadinanza italiana: “Sono orgogliosamente diventata una italkim, un’israeliana con cuore italiano e sono molto contenta di far parte di questa speciale comunità”. Diverse le reazioni alla sua nomina, in particolare all’interno del mondo ebraico italiano. Tra queste quella del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni che, riporta  La Stampa , sorvola sul merito della Nirenstein (‘è una bravissima giornalista, stop’) ma ammette l’inquietudine: ‘Temo che ci possano essere problemi, basta leggere cosa circola già in Rete sulla sua doppia cittadinanza’”. Poche parole – raccolte da La Repubblica – anche da Emanuele Fiano, deputato Pd e cugino di Nirenstein: ‘Le auguro buon lavoro per un incarico delicato. Io sono italiano e fiero della storia della mia famiglia’. Nessun commento da Ruth Dureghello, attuale presidente della Comunità ebraica di Roma, carica per cui Nirenstein si era candidata nelle recenti elezioni comunitarie, entrando a far parte del Consiglio. Di “orgoglio e felicità” parla invece il presidente della Comunità ebraica di Firenze Sara Cividalli, in un’intervista pubblicata sulle pagine fiorentine del Corriere, in cui racconta l’attesa per la Giornata della Cultura ebraica, di cui Firenze sarà città capofila e a cui è annunciata la presenza del Premier Matteo Renzi.  

“Paradossalmente Fiamma Nirenstein ambasciatore d’Israele unisce nella preoccupazione animi politicamente assai diversi”, scrive Francesca Paci su La Stampa, dando la parola prima a Giorgio Gomel, che la giornalista descrive come “l’ala liberal dell’ebraismo italiano alla guida dell’associazione Jcall”, e poi all’ex presidente della Comunità di Roma Riccardo Pacifici. “Mi colpisce soprattutto che una persona candidata fino a poco tempo fa alla guida della comunità romana – spiega Gomel alla Paci – diventi ambasciatore d’Israele alimentando quella confusione di ruoli e quell’equazione tra Stato d’Israele e ebrei della diaspora contro cui ci battiamo da sempre”. Per Pacifici invece, “Fiamma è intellettualmente onesta e farà bene. Eppure sento già montare quell’odioso sospetto che mi accompagna sin da piccolo, quando i compagni mi chiedevano se essendo ebreo tifassi Italia o Israele e io scherzando ripetevo di essere romanista”. Positive invece le valutazioni di diversi esponenti politici italiani, sulla nomina dell’ex parlamentare, come testimonia il titolo del Corriere della Sera che parla di “applausi bipartisan per Nirenstein”.

La scelta di Nirenstein a Roma – scrive Molinari su “La Stampa” – rispecchia la decisione di Netanyahu di cambiare il suo approccio nei confronti della Diaspora ebraica. “Se in passato i premier israeliani tendevano a rispettare autonomia e distanza dalle comunità della Diasporaora Netanyahu esprime un approccio opposto, coinvolgendoli”.

La dimostrazione, la scelta di designare ambasciatori d’Israele a Washington due cittadini americani (prima Michael Oren e poi Ron Dremer) e ora una italiana (Nirenstein) per Roma. La priorità per Netanyahu, spiega Shimon Shieffer di Yedioth Ahronoth, è la Hasbarà , comunicare con il pubblico, e arriva dunque a scegliere come ambasciatori ebrei della Diaspora molto abili su questo terreno”. Molinari cita anche Barak Ravid di Haaretz, secondo cui il Premier israeliano “ha anche un obiettivo interno, smantellare il ministero degli Esteri già guidato da Avigdor Lieberman, un alleato che lo ha abbandonato” e così “annuncia la sostituzione di Naor Gilon considerato vicino proprio a Lieberman”.

Infine, la nomina di Nirenstein, spiega Molinari, suggellerebbe ancora di più i rapporti tra Netanyahu e Matteo Renzi, avvisato in anticipo della scelta a cui ha dato il suo avallo.

(com.unica, 12 agosto 2015)