Prende il via martedì prossimo 9 aprile a Cagliari presso la sede di Fondazione di Sardegna il ciclo di conferenze “Il Mediterraneo al centro degli incroci di civiltà”, una serie di appuntamenti organizzati nell’ambito della mostra “Le Civiltà e il Mediterraneo” – in corso fino al 16 giugno nella doppia sede di Palazzo di Città e del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari – che vedrà come relatori importanti personalità del panorama archeologico, culturale ed accademico italiano ed internazionale.

Fatma Naït Yghil (Direttrice del Museo Nazionale del Bardo di Tunisi), Giorgio Ieranò (Professore Ordinario di letteratura greca, Università degli Studi di Trento), Paolo Giulierini (Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli) e Frederik Mario Fales (Professore Ordinario di Storia del Vicino Oriente antico e di Filologia Semitica, Università degli Studi di Udine) saranno infatti i protagonisti di interventi che andranno ad arricchire, tra i mesi di aprile e giugno 2019, il programma de “I Pomeriggi della Fondazione”, momenti di approfondimento culturale proposti dalla Fondazione di Sardegna.

L’iniziativa si svolge in stretta collaborazione con gli altri promotori della grande mostra internazionale recentemente inaugurata – la Regione Sardegna, il Mibac-Polo Museale della Sardegna, i Musei Civici di Cagliari ed il Museo Statale Ermitage, con il supporto di Ermitage Italia – che propone un corpus espositivo di oltre 550 reperti provenienti da prestigiosi musei internazionali, quali il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, il Museo Nazionale del Bardo di Tunisi, il Museo Archeologico di Salonicco, il Museum for Pre-and Early History di Berlino e da istituzioni museali italiane come il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e i Musei Archeologici Nazionali di Cagliari, Sassari e Nuoro.

Il ciclo di incontri mira a dare ulteriori spunti di riflessione sulle connessioni, i contatti, le analogie e le differenze nello sviluppo delle culture e delle civiltà afferenti al Mare Mediterraneo e sui collegamenti con l’Oriente e il Caucaso dal Neolitico all’Età del Bronzo – cuore dell’esposizione – fino all’affermazione romana. Il tutto con un occhio di riguardo alla Sardegna (per la quale si sta definendo un incontro specifico) che ha sviluppato la peculiare cultura nuragica, ma che pure mostra relazioni significative con le altre civiltà e comunque al centro di importanti scambi e contatti.

Ospite d’eccezione del primo appuntamento sarà Fatma Naït Yghil, direttrice del Museo Nazionale del Bardo di Tunisi, che il 9 aprile parlerà de “La Provincia romana d’Africa e il bacino del Mediterraneo: tempo libero e intrattenimento nel segno dell’omologazione”.

Salito alla ribalta delle cronache internazionali a seguito del sanguinoso attentato perpetrato dall’Isis il 18 marzo 2015 – attentato che ha anche provocato 22 vittime e oltre 40 feriti – il Museo Nazionale del Bardo è il più antico museo del nord Africa e ospita una delle più straordinarie raccolte archeologiche al mondo, vantando soprattutto una ineguagliabile collezione di mosaici di epoca romana, di cui alcuni esemplari sono stati eccezionalmente prestati per la mostra in corso.
In particolare, tra le opere giunte da Tunisi ed esposte al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari in dialogo con la collezione permanente – oltre a sculture e importanti manufatti – anche due mosaici del II-III sec. d.C., entrambi raffiguranti due “Lottatori nudi in presa” provenienti dalla terme di Ghigti.

Grazie all’intervento della Direttrice del Bardo – moderato da Manuela Puddu, funzionaria archeologa del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari – il pubblico avrà l’occasione di conoscere meglio un aspetto affascinante della cultura romana, quello del tempo libero e dell’intrattenimento: non una semplice occasione di svago, quanto una modalità attraverso cui affermare superiorità e potere da parte dei romani.

Intorno la metà del III secolo d.C. vi erano oltre 100 anfiteatri in tutto l’impero, 32 nella sola provincia d’Africa: è semplice capire quanto i giochi rappresentassero un forte elemento di romanizzazione, un mezzo attraverso il quale inglobare le società locali ed assoggettarle al potere imperiale. Una presenza tanto significativa di arene nei territori nordafricani può essere spiegata tenendo conto di un fattore importante nell’industria dei giochi, specialmente in quelli venatori: nelle venationes, spettacoli che ricreavano scene di caccia, ottenere animali esotici dagli angoli più remoti dell’impero rappresentava un’ostentazione di ricchezza e potere da parte dell’imperatore, che così aveva l’occasione di mostrare al popolo animali che altrimenti non avrebbe mai visto.
Le terre della provincia d’Africa abbondavano tanto di rinoceronti, orsi, pantere e leoni tali da rendere l’approvvigionamento di animali per la vendita a circhi ed anfiteatri un’attività alquanto redditizia, al punto che vi furono personaggi che giunsero a farsi una buona reputazione in questo campo: è il caso di Olimpo, cantato dai poeti africani come uomo dal viso amato da coloro che “apprezzano l’ebano e l’ombra violetta che orna i prati verdeggianti”…

Tutti gli appuntamenti si svolgeranno presso la sede della Fondazione di Sardegna in Via San Salvatore da Horta,2 a Cagliari.

com.unica, 6 aprile 2019