“La scuola deve unire e non dividere o segregare. La scuola deve moltiplicare le opportunità, non ridurle. La scuola deve generare amicizia, solidarietà, responsabilità e mai seminare odio”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che oggi pomeriggio a Portoferraio, sull’Isola d’Elba, ha partecipato a “Tutti a Scuola”, la manifestazione che dà simbolicamente avvio all’anno scolastico in tutta Italia. Ospitata tradizionalmente nel cortile del Quirinale, “Tutti a Scuola” da quattro anni è diventata itinerante in diverse località d’Italia, per volontà del Presidente Mattarella. Quest’anno, appunto, è stata scelta l’Isola d’Elba, in rappresentanza di quella parte importante del Paese che sono le isole. Inizialmente prevista all’aperto, nel cortile di una scuola, a causa del maltempo la manifestazione è stata spostata all’interno del palazzetto dello sport di Portoferraio, dove il Capo dello Stato è arrivato accompagnato dal Ministro dell’Istruzione Bussetti.

“Siete giunti qui da tutta Italia, bambini della scuola d’infanzia e della scuola primaria insieme ai ragazzi delle medie e ai giovani delle superiori. La vostra presenza, la vostra partecipazione, trasmettono un’immagine e una carica di fiducia e speranza”, ha esordito il Presidente, che ha poi sottolineato come la scuola sia “un’istituzione cardine dello Stato democratico”, ma anche “una comunità educante, che muove dalla vita, dai problemi di ogni giorno, per formare persone libere. La scuola è l’oggi che prepara il domani. Delle vostre conoscenze, ragazzi, della vostra cultura, anche delle vostre amicizie”.

Lo studio “è un diritto fondamentale della persona, di ogni persona”, ha aggiunto il Presidente, ma “assicurare l’istruzione è un dovere inderogabile della Repubblica. Rendere il sistema scolastico migliore, più forte sul piano culturale e formativo, più aperto alla società e al lavoro, è un compito anzitutto delle istituzioni. Ma a questo impegno – ha sottolineato Mattarella – tanti sono chiamati a concorrere nella società, tutti in realtà”. La scuola, ha detto ancora il Capo dello Stato, “è anche una cartina tornasole, un barometro della nostra concreta condizione di giustizia, di libertà, di uguaglianza tra le persone”. 

Settant’anni fa, nel settembre del 1938, ha ricordato Mattarella, “la stagione scolastica si apriva con l’espulsione dalla scuola pubblica di tutte le ragazze e i ragazzi, le bambine e i bambini ebrei. E con il licenziamento dei professori di origine ebraica. Una legge aveva dato forma a un razzismo di Stato: è una delle pagine più brutte e tristi della nostra storia. Liliana Segre – come altri – ha ricordato, in questi giorni, il suo trauma di bambina esclusa dalla scuola che era e sentiva propria. La feroce discriminazione subita. Questa – ha sottolineato – è una lezione che non dobbiamo mai dimenticare. La scuola deve unire e non dividere o segregare. La scuola deve moltiplicare le opportunità, non ridurle. La scuola deve generare amicizia, solidarietà, responsabilità e mai seminare odio, rancore, volontà di sopraffazione, discriminazioni di qualunque genere”. Essa “è animata dalle energie e dalle motivazioni di chi vi studia e di chi vi lavora, con dedizione e spirito di sacrificio: presidi, insegnanti, personale non docente. Al tempo stesso, però, deve poter contare sulla collaborazione delle famiglie. Il genitore-bullo non è meno distruttivo dello studente-bullo, il cui rifiuto, come ci è stato efficacemente mostrato poc’anzi, cresce sempre di più nell’animo degli studenti, a scuola e nel web”. “La scuola italiana – si dice spesso – ha i suoi problemi. È vero, ma ha anche grandi qualità, e insegnanti valorosi che dedicano impegno e non risparmiano sacrifici”, ha detto ancora Mattarella. “Una prova di questa qualità sono gli italiani che si fanno strada con successo nelle università di tutto il mondo, che sono parte di prestigiosi gruppi di ricerca, che conseguono premi e riconoscimenti di valore mondiale. Il più recente – ha ricordato – è la medaglia Fields assegnata ad Alessio Figalli, giovane docente di matematica a Zurigo. Ne siamo orgogliosi. Il premio è anzitutto un attestato di merito per i suoi studi, per i suoi meriti. Ma è anche un premio alla scuola italiana, capace di far crescere giovani di così grande qualità”.

Anche oggi, come anche in Lettonia, dove ha partecipato alla riunione informale dei Capi di Stato del Gruppo Arraiolos, Mattarella ha voluto sottolineare i pericoli che nasconde il web. “Le connessioni digitali sono grandi finestre aperte sul mondo, e sul nostro tempo. Ma esiste anche un lato oscuro della rete”, ha osservato il Presidente, che, riferendosi all’ennesimo tragico fatto di cronaca, ha sostenuto che “non è accettabile che un ragazzo di quattordici anni muoia in conseguenza di un’emulazione in un gioco perverso in chat”. Bisogna cogliere le opportunità della rete: “il web è spazio di libertà e, per definizione, non merita censure. Ma non deve, in alcun modo, trasformarsi in un mondo parallelo e incontrollato in cui succede impunemente di tutto”, ha ammonito Mattarella. 

Altro tema caro al Presidente, la sicurezza che “a scuola è un bene indisponibile. A partire, ovviamente, dalla tutela della salute dei bambini e dei ragazzi che va assicurata anche attraverso la certezza e la stabilità delle regole”, ha aggiunto il capo dello Stato. “Da questa bellissima isola, che è un vanto del nostro Paese, voglio inviare un saluto speciale, non soltanto ai bambini e agli studenti di Portoferraio e dell’Elba, ma a tutti coloro che vivono nelle piccole isole, nelle aree interne, nei piccoli centri lontani dalle metropoli. L’Italia è bella e ammirata nel mondo anche perché la sua identità si è formata nella molteplicità dei territori, delle comunità, delle storie. Tutti i territori, così come tutti i cittadini, fanno parte della Repubblica e hanno gli stessi diritti e fanno fronte agli stessi doveri. Le istituzioni, che chiedono, legittimamente, il rispetto dei doveri, hanno l’onere di assicurare a tutti, ovunque, le stesse opportunità. Rivolgo un saluto affettuoso agli studenti dei centri colpiti dal terremoto e impegnati nella ricostruzione con passione e speranza. Siamo e saremo, sempre, accanto a loro”, ha assicurato.

“Ho appena incontrato i compagni di scuola dei ragazzi morti nel crollo del ponte di Genova. I banchi vuoti dei loro amici sono il simbolo più doloroso di quella tragedia inaccettabile”, ha commentato il Presidente. “Ringrazio tutti coloro che sono qui per dimostrare, anche simbolicamente, che la scuola è l’anima del Paese. Ringrazio gli atleti, i campioni, olimpici e paralimpici presenti che lo hanno manifestato. Auguro a tutti voi un anno di crescita, di serenità, di soddisfazioni. Questo è il primo anno in cui – salvo pochissime eccezioni – nei banchi scolastici siederanno soltanto giovani nati nel nuovo millennio. È un segno, importante, della vita, della storia e del futuro. Deve farci sentire tutti, nella nostra Italia, ancor più responsabili e – ha concluso – ancor più solidali”.