Sergio Marchionne è ricoverato in terapia intensiva in una clinica di Zurigo. Le sue condizioni di salute sono definite irreversibili. L’ultima apparizione dell’ex ad di Fca è del 26 giugno, per la consegna di una Jeep Wrangler all’Arma dei Carabinieri per servizi di controllo sulle spiagge romagnole. Ai giornalisti non è consentito accedere all’interno del polo ospedaliero, una palazzina di tre piani che fa parte di un complesso ben più ampio che ogni anno accoglie diverse migliaia di pazienti. La Stampa pubblica la lettera di John Elkann ai dipendenti di Fca: “Sergio non tornerà più”. “Saremo eternamente grati a Sergio per i risultati che è riuscito a raggiungere e per avere reso possibile ciò che pareva impossibile – prosegue Elkann. Ci ha insegnato ad avere coraggio, a sfidare lo status quo, a rompere gli schemi e ad andare oltre a quello che già conosciamo”.

Il nuovo amministratore delegato di Fca è Mike Manley, finora alla guida del brand Jeep.  54 anni, inglese, Manley ha trainato Jeep verso il record di vendite (La Stampa). Dovrà mediare tra le necessità del consolidamento del settore e la ricerca dell’innovazione, scrive Dario Di Vico (Corriere). Suzanne Heywood sarà presidente di Cnh, Louis Carey Camilleri sarà ad di Ferrari. L’era Manley inizia oggi con la riunione al Lingotto del Gec, l’organismo decisionale del gruppo, e il primo esame della Borsa. Già mercoledì saranno presentati i conti della relazione trimestrale agli azionisti.

Marchionne lascia Fca dieci volte più grande di quando assunse la guida fa notare il Corriere della Sera nel ripercorrere l’era del grande manager italo-canadese: in 14 anni, dal 2004, quando ne assunse la guida con Luca Cordero di Montezemolo i ricavi sono passati dai 47 miliardi di euro del 2004 (Gruppo Fiat S.p.A.) ai 141 miliardi di euro del 2017 (FCA, CNH Industrial e Ferrari). Il risultato netto è passato da -1,5 miliardi di euro del 2004 (Gruppo Fiat S.p.A.) ai 4,4 miliardi di euro del 2017 (FCA, CNH Industrial e Ferrari). Nel 2004 la capitalizzazione dell’allora Gruppo Fiat era di 5,5 miliardi di euro ed ora, tenendo conto di tutte le società nate dagli spin off (FCA, CNH Industrial e Ferrari), è di circa 60 miliardi di euro. Oltre dieci volte di più. Intervistato dallo stesso quotidiano, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia commenta: “Ruppe con noi, aveva ragione, lo scisma di Marchionne ci è servito a maturare”. L’ex premier Matteo Renzi, intervistato dalla Stampa, definisce Marchionne “un gigante: ha cambiato l’industria del nostro Paese”.

Rinnovare nella continuità è l’approccio con cui Marchionne convinse l’America di Barack Obama che Fiat era l’opzione migliore per salvare Chrysler dal fallimento e che ha fatto poi breccia anche nella Casa Bianca di Donald Trump – scrive in un editoriale il direttore de La Stampa Maurizio Molinari. “Se Marchionne rientra fra i rari ceo non americani dimostratisi capaci di lavorare a fianco di due presidenti Usa che non potrebbero essere più diversi, è per il fatto di essere riuscito nell’arco di cinque anni a fare di Fca una protagonista di Washington come dell’economia globale, tenendo sempre saldo il legame con l’Italia – aggiunge il direttore del quotidiano torinese. Con un carattere internazionale testimoniato dalla capacità di integrare Fiat e Chrysler «nel rispetto delle loro diverse identità», come disse nel primo discorso ai dipendenti nel quartier generale di Auburn Hills, Michigan, dopo la fusione.”

(com.unica, 23 luglio 2018)