L’agenzia giornalistica Ara (Kurdish News Agency) ha appena dato la notizia che al centro di una piazza di Mosul (Irak) i miliziani dell’Isis hanno bruciato vive 19 ragazze curde che si erano rifiutate di divenire schiave sessuali dei combattenti jihadisti.

Una tragedia dai contorni a dir poco raccapriccianti: le giovani donne, chiuse in una gabbia di ferro, sono state condotte in una piazza della roccaforte irachena del Califfato nero, e date alle fiamme, davanti a centinaia di presenti. “Nessuno ha potuto fare niente per salvarle”, ha detto un testimone all’Ara.

Si è anche appreso che starebbe proseguendo a tappe forzate l’epurazione dell’Isis contro parte dei suoi stessi militanti. Decine di persone sono state infatti decapitate a causa di presunti spionaggi. Gli uomini di Al Baghdadi mantengono ancora una forte presenza in Asia e, dopo la Siria e l’Iraq, puntano per il reclutamento soprattutto all’arcipelago indonesiano, che costituisce anche uno snodo commerciale di grande interesse strategico.

(com.unica, 7 giugno 2016)