Ricorre oggi il 71esimo anniversario dell’eccidio compiuto per mano dei soldati tedeschi comandati dal generale nazista Max Simon, in cui persero la vita 560 civili, tra cui 130 bambini. Questo brano dedicato alla strage è tratto dal libro Il Tramonto dei Giusti del nostro direttore Pino Pelloni.

Il 12 agosto 1944, a Sant’Anna di Stazzema, paesino di montagna poco distante da Lucca, la XVI Divisione delle SS naziste, guidate sul posto da fascisti italiani, compì uno dei più spietati eccidi ai danni della popolazione civile nel corso delle seconda guerra mondiale. All’alba di quel 12 agosto, tre reparti di SS salirono a Sant’Anna, mentre un quarto chiudeva ogni via di fuga a valle, sopra il paese di Valdicastello.

Alle sette il paese era circondato. Gli uomini del paese si rifugiarono nei boschi per non essere deportati, mentre donne vecchi e bambini, sicuri che nulla sarebbe capitato loro, in quanto civili inermi, restarono nelle loro case. Il dramma si compì nel breve giro di qualche ora e sul campo rimasero uccise 560 persone. Prima rastrellate e chiuse nelle stalle e nelle case e poi massacrate con colpi di mitra e lancio di bombe a mano. Infine il fuoco a cancellare ogni traccia del crimine.

Aveva solo 20 giorni Anna Pardini, la vittima più giovane. Morì la gente del posto ma persero la vita anche numerosi sfollati che dalla Versilia erano saliti lassù a trovar rifugio sui monti.

Tra i tanti testimoni della tragedia è da ricordare l’ex rabbino capo di Roma Elio Toaff, sfollato in quelle zone da Livorno, che ha raccontato l’azione terroristica nel suo libro Perfidi giudei, fratelli maggiori. Dopo l’orrore, la marcia criminale dei nazifascisti a caccia di partigiani si spostò oltre le Apuane nella zona di Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, seminando orrore e morte fra le inermi popolazioni dei paesini che incontravano strada facendo: Valla, Bardine, Vinca, San Terenzo.

Trecentoquaranta persone uccise per impiccagione e con il lanciafiamme. E poi, più oltre, nelle campagne di Camaiore, a Pioppetti di Montemagno, trentatre civili passati per le armi. Cento e otto detenuti del campo di concentramento di Mezzano in Lucchesia, fucilati sul fiume Frigido. Duecento altre vittime tra i paesi di Bergiola e Forno. Per la Procura militare di La Spezia si trattò di un atto terroristico e non di un’azione di rappresaglia. Ci fu premeditazione e la chiara volontà di distruggere il paese e sterminare la popolazione sospettata di aiutare le formazioni partigiane attive nel territorio.

(Pino Pelloni/com.unica 12 agosto 2015)

Fonte: Il Tramonto dei Giusti di Pino Pelloni (Ethos Edizioni)