Il fondatore di Microsoft intervistato in occasione del rapporto che la Gates Foundation prepara ogni anno alla vigilia dell’Assemblea Generale Onu sullo sviluppo sostenibile

Bill Gates boccia senza appello Trump sulla gestione dell’emergenza in un’intervista concessa a cinque giornali europei, tra cui ‘La Stampa’: “È increscioso che molte dichiarazioni del presidente Trump abbiano fatto percepire la ricerca per il vaccino contro il Covid come una questione politica». “La risposta americana alla pandemia è stata disastrosa”, e avverte “che l’autunno minaccia di riportarci ai drammi della primavera, se non ci saranno gli interventi necessari a prevenirli”.

Il presidente della Gates Foundation parla ai media in occasione della presentazione del “Goalkeepers report”, cioè il rapporto che la sua Foundation prepara ogni anno alla vigilia dell’Assemblea Generale dell’Onu, per monitorare la realizzazione nel mondo dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile. E sottolinea come quest’anno ci siano pochi motivi per essere fiduciosi. “Tristemente – comincia il fondatore della Microsoft – quest’anno non parliamo dei progressi, ma degli arretramenti provocati dalla pandemia. L’impatto sulla salute, inclusa la riduzione delle normali vaccinazioni, rappresenta un passo indietro di 25 anni. La disuguaglianza è aumentata e la povertà estrema è cresciuta del 7%, colpendo 37 milioni di persone. Il primo obiettivo da porci è fermare la pandemia, ma per riuscirci serve la collaborazione globale. Ciò include lavorare insieme per creare un vaccino, condurre i trial, produrlo, e capire come distribuirlo, oltre alla diagnostica e le terapie. L’accesso farà una grande differenza. Secondo gli scenari studiati dalla Northeastern University, se i primi due miliardi di dosi andranno solo ai paesi ricchi, invece di essere distribuiti su base globale agli operatori sanitari e agli anziani, avremo il doppio dei morti. È una prospettiva che fa riflettere, perché il mondo fronteggia la sfida di lavorare insieme”.

Bill Gates si mostra tuttavia ottimista sui vaccini, prevedendo che almeno tre saranno autorizzati entro la fine dell’anno, anche se per vedere la vera fine del virus dovremo aspettare il 2022. “Abbiamo diversi vaccini i cui dati iniziali sono promettenti, e potrebbero ricevere l’autorizzazione all’uso di emergenza dalla Fda o dalla Mhra entro la fine dell’anno, certamente all’inizio del prossimo. Mi aspetto che due o tre l’avranno. Alcuni pensano di averla prima di novembre (data delle presidenziali americane ndr), ma non è molto probabile. La Pfizer è l’unica che potrebbe riuscirci entro quella data, però molti altri dovrebbero avere i dati dei test entro l’inizio dell’anno prossimo. Il primo vaccino potrebbe non essere quello definitivo: servirà altro lavoro su quelli secondari, per vedere qual è più efficace. La Gates Foundation è più concentrata su quelli che possono essere prodotti in grande scala, con un costo unitario basso, fra 2 e 3 dollari a dose. Ciò include AstraZeneca Oxford, Novavax, Johnson & Johnson e Sanofi.”

Ai no-vax che lo attaccano risponde così: “Mi chiedo – risponde Gates – come abbia fatto la gente a scoprire il mio complotto segreto…”. Una vicenda bizzarra, “che quasi dovresti trattarla con umorismo”, dice. “Però è un problema molto grave, perché se ci accusi di fare cose diaboliche, limiti il nostro lavoro. Poi la gente non mette le maschere o rifiuta il vaccino. Per raggiungere l’immunità servirebbe che lo facesse almeno il 60% della popolazione, ma sarebbe meglio l’80 o il 90%. Negli Usa, però, il 40% della popolazione non è convinta di prenderlo. Ironicamente, in maggioranza sono elettori repubblicani. Per superare il problema dobbiamo garantire che il processo di approvazione dell’Fda non sia influenzato politicamente, bisogna essere super trasparenti, scegliere il vaccino migliore, guardare tutti gli effetti collaterali. I vaccini sono miracolosi, hanno eliminato malattie come vaiolo, morbillo, ora la polio. Il messaggio positivo non è interessante come la paura, che è sempre esistita, ma queste teorie cospirative sono un fatto nuovo, perché combinano la pandemia ai media digitali”.