[ACCADDE OGGI]

Non più di frodi la codarda rabbia Pasce Roma nefanda in suo bordello; Sangue sitisce, e con enfiate labbia A’ cattolici lupi apre il cancello; E gli sfrena su i popoli, e la sabbia Intinge di lascivia e di macello: E perché il mondo più temenza n’abbia, Capitano dà Cristo al reo drappello; Cristo di libertade insegnatore; Cristo che a Pietro fe’ ripor la spada, Che uccidere non vuol, perdona e muore. Fulmina, Dio, la micidial masnada; e l’adultera antica e il peccatore Ne l’inferno onde uscì per sempre cada”. Così la rabbia e la condanna in versi di Giosuè Carducci per la strage di Perugia compiuta dalla soldataglia svizzera il 20 giugno 1859.

Ma come andarono le cose che ancora oggi trovano pareri contrari e discordanti sulla responsabilità del Vaticano e in particolare di Papa Mastai Ferretti arrivato al soglio pontificio nel pieno dei moti liberali che agitavano l’Italia?

Non v’è dubbio che a soffiare sul fuoco della ribellione dei perugini contro la Stato Pontificio furono le logge massoniche che di fatto presero le redini del comitato di governo provvisorio con a capo Filippo Senesi, cacciarono dalla città il delegato pontificio Luigi Giordani e offrirono a Vittorio Emanuele di Savoia la città di Perugia pur consapevoli che Cavour, anche se d’accordo, non poteva muoversi per non contrariare Napoleone imperatore dei francesi.

In questo contesto Papa Pio IX ordinò al suo esercito di espugnare Perugia e di soffocare la rivolta.

Fu così che nel primo pomeriggio del 20 giugno 1859 gli svizzeri agli ordini del colonnello Schmid varcarono Porta San Pietro di Perugia sopraffacendo la scarsa resistenza dei rivoltosi e si lanciarono alla conquista della città casa per casa senza rispetto ne per le chiese ne per gli ospedali e gli orfanotrofi.

Il fattaccio ebbe una risonanza internazionale e varcò l’oceano facendo scrivere al New York Times: “Le truppe infuriate parevano aver ripudiato ogni legge e irrompevano a volontà in tutte le case, commettendo omicidi scioccanti e altre barbarità sugli ospiti indifesi, uomini donne e bambini”.

Lo stesso ambasciatore americano Stockton preoccupato della sorte di una famiglia americana in vacanza a Perugia così relazionò al suo governo “Una soldatesca brutale e mercenaria fu sguinzagliata contro gli abitanti che non facevano resistenza; quando fu finito quel poco di resistenza che era stata fatta, persone inermi e indifese, senza riguardo a età o sesso, furono, violando l’uso delle nazioni civili, fucilate a sangue freddo”.

Oggi che è tempo di scuse vaticane per le malefatte della Chiesa, sono ancora in molti quelli che recandosi a portare fiori ai piedi del monumento che a Perugia ricorda quel tragico giorno, si chiedono perché non arrivano le scuse per quegli innocenti massacrati dai mercenari papalini.

(Franco Seccia/com.unica, 20 giugno 2020)