“Memoria verità sono alla base delle democrazie“. Il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, è intervenuto ieri, domenica 25 agosto, alla cerimonia di commemorazione del 75° anniversario delle stragi del Comune di Fivizzano, “per rendere omaggio a vittime, a comunità, a luoghi, verso i quali, durante la Seconda guerra mondiale, la disumanità nazifascista manifestò tutta la propria ferocia”. Accanto a lui anche il presidente della Repubblica Federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier, con cui Matterella ha condiviso la volontà di non distogliere l’attenzione “dall’esercizio della memoria“.
“Se accedessimo alla tesi dell’oblio”, il monito del capo dello Stato, “rischieremmo di dimenticarci anche che in quei drammi affondano le radici e le ragioni del lungo percorso che, attraverso la lotta in Europa contro il nazifascismo, attraverso la Resistenza, con il recupero dei valori democratici e di libertà, ci ha portato alle nostre Costituzioni e nel successivo percorso di integrazione europea, alla nostra comune prospettiva storica”.
Al presidente Steinmeier Mattarella si è rivolto, ringraziandolo per la sua presenza e ricordando che “i popoli italiano e tedesco, negli anni fra i due conflitti mondiali, vissero esperienze tragiche e parallele”.
“La progressiva perdita di fiducia nei valori al centro della storia europea – il rispetto della vita, della dignità di ogni persona, della libertà individuale e collettiva –”, ha sottolineato Mattarella, “unitamente alla deformazione dell’idea di nazione, permise a regimi che avevano a spregio la democrazia di giungere a esercitare un potere assoluto, portando i nostri due popoli a combattere infauste guerre di aggressione, il cui scopo ultimo era l’aberrante costruzione di un sistema fondato su forza e arbitrio, sull’oppressione dell’uomo sull’uomo”.
Sul finire del secondo conflitto mondiale, la “guerra ai civili”, una “guerra totale di annientamento, che il regime nazista riservava ai popoli sottomessi, non risparmiò la Lunigiana”, ha continuato il capo dello Stato. “La disumanità, il terrorismo senza scrupoli praticato dalle SS e dai brigatisti neri repubblichini, ha crudelmente segnato la vita di questa parte d’Italia, della sua gente”.
“La ritrovata bellezza e quiete di questi luoghi non può, peraltro, distoglierci da quell’”esercizio della memoria” che ci vede qui riuniti”, ha precisato Mattarella. “Sarebbe ingannevole pensare che quegli episodi siano avvenuti perché si trattava di un’altra, ben diversa epoca. Che chi se ne è reso colpevole appartenga a un tempo e un luogo lontani, che non sono quelli di oggi”.
“Quelle vicende non sono un passato doloroso ma archiviato, anzi, da dimenticare! Al contrario”, ha ammonito il presidente della Repubblica, “quei morti ci impongono di guardare con consapevolezza mai attenuata quei fatti. Se accedessimo alla tesi dell’oblio, rischieremmo di dimenticarci anche che in quei drammi affondano le radici e le ragioni del lungo percorso che, attraverso la lotta in Europa contro il nazifascismo, attraverso la Resistenza, con il recupero dei valori democratici e di libertà, ci ha portato alle nostre Costituzioni e nel successivo percorso di integrazione europea, alla nostra comune prospettiva storica. Se tutto questo non venisse sempre ricordato si realizzerebbe una fuga da noi stessi, dalla nostra storia, con il prevalere dell’incomprensione di ciò che siamo, con il prevalere dell’indifferenza, dell’estraneità verso ciò che autenticamente costituisce la nostra Repubblica. Si tratta di un rischio grave, che ci ruberebbe quella nostra storia di sofferenza e di riscatto. Offenderebbe il sacrificio dei nostri concittadini ai quali è stata sottratta la vita. Pretenderebbe di annullare il lutto dei familiari e il dolore di un’intera collettività. Questo non può accadere”.
Citando due grandi intellettuali, la tedesca Hannah Arendt e l’italiano Primo Levi, Mattarella ha confermato: “È accaduto, quindi può accadere di nuovo”, dunque “è nostro dovere impedire che si creino condizioni in cui questo possa riprodursi”.
“La nostra democrazia, i nostri valori di libertà, la spinta ideale che ha permesso all’Europa di risollevarsi e di riconciliarsi con sé stessa”, ha rimarcato il presidente Mattarella, “si fondano e si sviluppano proprio a partire dal sangue versato da innocenti, come avvenuto qui, e dal conseguente commosso grido dei padri fondatori dell’Europa: “mai più guerre, mai più lutti”. Un appello – monito e implorazione al tempo stesso – che trovò eco attenta nelle coscienze di coloro che – sopravvissuti all’abisso della barbarie – si posero come obiettivo la costruzione di una nuova Europa, finalmente pacificata, nella quale ostilità e sopraffazione fossero bandite”.
Il significato della cerimonia di ieri, come quelle di Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema, “rappresenta ricordo, appello al pentimento e alla riconciliazione. Furono, insieme, italiani e tedeschi a scatenare la follia omicida contro una popolazione inerme, fatta di anziani, bambini e donne, alcune anche in stato di gravidanza. Di fronte a quei crimini siamo oggi qui, fianco a fianco, tedeschi e italiani, a chinare il capo verso le vittime, a invocare perdono”.
“Questi tragici avvenimenti assegnano a noi tutti una grave responsabilità”, ha detto ancora Mattarella. “La storia ci insegna che, di fronte alla barbarie, interi secoli di civiltà possono venire annientati in un momento. Quel “mai più”, allora, non è solo eredità della nostra storia recente, ma è la consegna che deve accompagnare ogni giorno il nostro essere cittadini, il clima e i comportamenti giorno per giorno della vita quotidiana”, come è stato per Germania e Italia quando “hanno saputo, con determinazione, superando il dolore e le avversità, riprendere in mano il proprio destino e risalire dagli abissi in cui li avevano trascinati il nazismo e il fascismo, contribuendo alla costruzione dell’Unione Europea, uno dei più grandi spazi di libertà che esista al mondo”.

com.unica, 27 agosto 2019