Il Museo d’Arte di Petach Tikva, nel Complesso museale Yad Labanim, in Israele è il luogo in cui l’artista italiano Fabio Lattanzi Antinori presenterà “Temporarily Enslaved Gods, 2019”, una installazione interattiva basata su un codice di apprendimento profondo. L’esposizione si terrà nell’ambito della mostra “Deep Feeling: Artificial Intelligence and Emotions”, che sui aprirà l’1 agosto a cura di Nohar Ben Asher.
Temporarily Enslaved Gods esplora il modo in cui tecnologie digitali possono essere utilizzate al fine di esercitare una vera e propria influenza emotiva sull’individuo. Fabio Lattanzi Antinori installa tre sculture interattive, inspirate dalle “filter bubbles” create da Google, Facebook, e Amazon. Il termine “filter bubble” è stato coniato dall’attivista digitale Eli Pariser per descrivere gli algoritmi usati dalle aziende on-line per cercare di indovinare il tipo di informazione ricercata da ciascun utente. Questa pratica isola l’individuo in una “bolla” intellettuale impenetrabile, all’interno della quale esiste solo un certo tipo di informazione filtrata, basata sulle preferenze di acquisto, immaginarie o reali dell’utente stesso. Le sculture appaiono statiche, proprio come le stesse filter bubbles, la cui esistenza non è visibile agli occhi dell’utente comune. Solo quando il pubblico si avvicina e tocca la superficie delle opere, queste si attivano, attraverso voci sintetizzate e conversano tra di loro. Ogni scultura è animata da un chatbot al quale stato insegnato a ‘pensare’ tramite una serie di testi specifici; tra questi spiccano estratti dalle udienze pubbliche, durante le quali Facebook, Amazon e Google hanno dovuto difendersi dalle accuse di aver violato codici etici e tutele della privacy del consumatore a livello mondiale. Nello stesso spazio, le parole generate dalle sculture vengono esaminate da un AI al fine di rivelarne personalità e tendenze.
Fabio Lattanzi Antinori è nato a Roma e ha conseguito il MFA in Fine Art e Computational Technologies presso la Goldsmiths a Londra, nel 2013. Le sue mostre personali più recenti comprendono: The Cost of Our Words (2020) Royal Society of Sculptors London, Two Pillars and Seven Letters (2018) SeMA Seoul Museum of Art, cur. Jimin Lee, Seoul; Dear Shareholder (2016), The RYDER Projects, cur. Bar Yerushalmi, London; Fortune Tellers (2016), MoCA Shanghai, cur. Weiwei Wang, Shanghai;. Fra le mostre collettive spiccano la partecipazione a: Artificially Intelligent (2018), cur. Irini Papadimitriou, Victoria & Albert Museum Londra; Hooked (2018), cur. Hannah Redler, Science Gallery London; MMCA National Museum of Modern and Contemporary Art Seoul, International Artist in Residence Program (2018); Aesthetica Art Prize, York Art Gallery (2018); Resonances, National Museum of Science and Technologies (2017,) cur. Joint Research Team, Milan; Holon Design Museum (2017), Pi Artworks, Londra (2015), New York University (2015), Victoria & Albert Museum, Londra (2014).
Diverse anche le opere a lui commissionate: Future Words (2018) col sostegno dell’IIC di Seul e Contours (2017), col sostegno dell’IIC di Tel Aviv. È stato selezionato per il First Plinth dale Royal Society of Sculptors, Connections Through Culture dal British Council (2016), l’A-N Travel Bursary for extraordinary and inspirational research (2016) e l’Artist International Development Fund dall’Arts Council England (2016). Fra le collezioni pubbliche si citano la Word and Image Collection del V&A di Londra, il Museo Nazionale di Arte Contemporanea di Seul, SeMA Museo d’Arte di Seul e l’Open Data Institute Collectiion, nonché varie collezioni private a Trento, Milano, Londra e Roma. Antinori vive e lavora a Londra.
La sua mostra al Museo d’Arte di Petach Tikva è organizzata in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv, con il sostegno di The Artists Information Company. 

com.unica, 24 luglio 2019