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Il 1° novembre 1972, il giorno in cui le Chiese cristiane festeggiano “Ognissanti” che, secondo alcuni, sia pure con intenzioni diverse, rappresenta la continuazione storica delle antiche festività pagane e celtiche dedicate al Samhain gaelico poi divenuto Capodanno celtico, Ezra Pound diede l’addio al mondo che non gli piaceva e che invano ma a modo suo cercò di cambiare. “È difficile scrivere un paradiso quando tutte le indicazioni superficiali indicano che si dovrebbe scrivere un’apocalisse. Risulta ovvio trovare abitanti per l’inferno o per il purgatorio”…ed “È molto difficile per un uomo credere abbastanza energicamente in qualcosa, in modo che ciò che crede significhi qualcosa, senza dare fastidio agli altri” scrisse fra le tante altre cose Ezra Pound, oggi universalmente considerato uno dei principali autori del movimento letterario del modernismo, dell’imaginismo e del vorticismo e che ha influenzato in maniera significativa la lirica inglese, introducendovi elementi orientali, occidentali, americani ed europei e a cui i popoli di lingua inglese devono la maggiore conoscenza delle opere di Dante e di Guido Cavalcanti.

Ezra Pound nacque poeta già nel suo Idaho quando avvertì che “L’albero m’è penetrato nelle mani, La sua linfa m’è ascesa nelle braccia, L’albero m’è cresciuto nel seno – Profondo, I rami spuntano da me come braccia. Sei albero, Sei muschio, Sei violette trascorse dal vento – Creatura – alta tanto – tu sei, E tutto questo è follia al mondo”. Ma il poeta non poteva restare lì tra quegli alberi o anche tra i banchi universitari ad apprendere e poi ad insegnare filologia romanza che tanto lo catturava, aveva necessità di conoscere altro inseguendo le origini e perciò andando incontro al vecchio mondo. Fu prima a Gibilterra e poi a Londra e a Parigi, frequentò, animò e coltivò circoli culturali pronosticando il successo di grandi artisti e letterati come James Joyce, T.S. Eliot, Wyndham Lewis, William Carlos Williams, Marianne Moore, Rebecca West e anche come Pablo Picasso e Jean Cocteau. Ma poi sarà catturato dall’Italia e non solo per le sue bellezze e per l’approfondimento dei versi e delle idee del Sommo poeta ma anche e soprattutto per quei tentativi che in quegli anni di presa del potere da parte del fascismo si tentarono per aprire la strada a quella “terza via” che Pound vagheggiava in materia economica e che avrebbero dovuto portare al superamento del collettivismo e del liberismo e liberare gli uomini e il mondo dall’usura del mercantilismo economico. Scriverà “…con usura il tuo pane sarà staccio vieto arido come carta, senza segala né farina di grano duro, usura appesantisce il tratto, falsa i confini, con usura nessuno trova residenza amena. Si priva lo scalpellino della pietra, il tessitore del telaio…”.

Ezra Pound non rinnegherà mai le sue idee convinto com’è che “Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui” e pagherà duramente con la prigionia più infame e con la segregazione per 13 anni in un manicomio criminale della sua America dove lungo tutto l’arco della guerra era arrivata la sua voce trasmessa da microfoni dell’Eiar italiana per invitare gli americani alla pace. Già, L’America così ripagò uno dei suoi più grandi letterati colpevole di un tradimento difficile a dimostrarsi, meglio dichiararlo pazzo! Ma per il pazzo si mobilitò l’intero mondo dei liberi pensatori, da Eliot a Cummings, da William Carlos Williams a Marianne Moore, da Hemingway a Robert Frost e Pound tornò libero in Italia perché “i pazzi non si possono processare”, perché scriverà il poeta nei suoi Canti “… Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie Quello che veramente ami non ti sarà strappato Quello che veramente ami è la tua vera eredità Il mondo a chi appartiene, a me, a loro o a nessuno?…”.

Ezra Pound morirà quasi novantenne nella sua casa di Venezia il 1° novembre 1972. In quella casa vi fu per anni una processione di intellettuali e artisti desiderosi di conoscere e assaporare “la pazzia” del poeta che non si piegò. La televisione italiana, diventata Rai, trasmise un memorabile documento in cui un impacciato ma volenteroso di apprendere Pasolini intervistava Ezra Pound l’autore dei Canti Pisani. E come per magia si udirono i versi di una stupenda poesia del Maestro “Rendi forti i vecchi sogni Perché questo nostro mondo non perda coraggio. A lume spento”.

(Franco Seccia, com.unica 1 novembre 2016)