Alcune riflessioni sulle preveggenti parole del leader socialista riguardo al futuro dell’Italia e dell’Europa

In questi tempi difficili si torna a parlare molto di Craxi. Quest’anno è ricorso il ventennale della sua morte e, oltre ai vari dibattiti a mezzo stampa, c’è stato chi avrebbe voluto intitolargli una via a Milano, sua città natale, chi, come la senatrice Isabel Allende Bussi, figlia del presidente cileno Salvador Allende, ha sentito il bisogno di omaggiare pubblicamente il contributo e l’appoggio che Craxi ha dato alla democrazia cilena e chi infine, come Manlio Torquato, sindaco di Nocera, ha voluto analizzare in apposito convegno la personalità di questo controverso leader. In verità, la figura di Craxi ha da sempre polarizzato le opinioni per la sua azione politica e la forte personalità per cui su di essa si è fatto sempre un gran parlare, sia nel bene che nel male.

Infatti, se secondo una rispettabile corrente di politologi Craxi può essere definito come l’ultimo grande statista che aveva un progetto per l’Italia, per altri, invece, egli è stato un politico mediocre o addirittura un politico corrotto. Ciò conferma che i mezzi termini nel giudicare i personaggi di spicco non esistono e si finisce o per osannarli o per odiarli. Comunque sia, per quanto riguarda la presente disamina, appare interessante porre l’attenzione sulle preveggenti parole che il leader socialista ha profferito sul futuro dell’Italia e dell’Europa.

Nel libro “Io parlo, e continuerò a parlare” (edito da Mondadori nel 2014) Craxi scrisse chiaramente che l’Italia sarebbe finita a carte quarantotto. Le cause sarebbero state: la giustizia politicizzata, l’informazione sempre più controllata dai poteri economici e politici, le conquiste di aree di influenza da parte di lobbies economico- finanziarie, le svendite del patrimonio pubblico e da ultima, ma non di certo per importanza, la globalizzazione devastante. Ed è su quest’ultima, in particolare, che più avanti disserteremo.

Egli fu un profeta? Sì e fu, se non proprio un profeta di quelli che il Tanakh (la Bibbia ebraica) definisce carismatici, sicuramente una sorta di profeta politico sull’UE e sulla globalizzazione, ancorché sgradito e ignorato! In altre parole, egli non solo previde che il nostro Paese sarebbe diventato terra di conquista da parte dell’alta finanza internazionale e che il malgoverno dei partiti politici avrebbe fagocitato e sperperato il denaro pubblico, ma formulò in anticipo giudizi che oggi sono diventati moneta corrente, ponendo altresì quesiti a cui nessuno finora è stato in grado di rispondere.

Un dato è certo: oggi, puntualmente e a distanza di vent’anni, siamo nel limbo, viviamo i prodromi dell’inferno sulla terra e questa nostra tragedia conferma che le previsioni craxiane non furono oniromanzia, ma lucida lungimiranza. Ciò detto, per una migliore analisi del problema, riteniamo che valga la pena mettere sotto la lente le cause dei nostri mali. Esse principalmente sono: il moderno imperialismo economico (leggasi globalizzazione) e la colpevole acquiescenza mondiale nei confronti dello stesso. E a proposito di acquiescenza è bene ricordare che, nella storia, l’essere remissivi e ancillari di fronte a dittature e satrapismi – siano essi di matrice capitalistica o socialista – non è mai stato un bene per i Paesi e i loro popoli.

Ecco che difatti qui siamo noi, sconcertati, afflitti, costantemente vituperati, deplorevolmente rassegnati, privati più che mai – allo stato attuale delle cose – anche dei nostri diritti fondamentali e, incredibile a dirsi, in grande maggioranza affetti dalla sindrome di Stoccolma. Infatti, dopo lo shock iniziale, provocato dagli effetti sconcertanti della globalizzazione, cominciamo inconsciamente a simpatizzare con la stessa e con i malgoverni che la rappresentano, provando quasi ostilità nei confronti di chi cerca di riportarci alla ragione e di riscattarci dalla vita miseranda in cui siamo caduti.

Tant’è vero che fino a ieri non c’è stato un minimo appoggio popolare alla reazione da parte di alcune forze politiche e intellettuali che contestano il dominio del “pensiero unico”, fondamento del liberismo mondialista. Ma ecco che oggi qualcosa si muove: è l’amaro sfogo del popolo illuso, impoverito e ingannato! Siamo all’inizio di una serie di rivolte popolari che sfociano dappertutto nel mondo ed esse non hanno matrice ideologica o populista, ma scaturiscono dalla rimostranza delle persone che si sentono impoverite e per di più ingannate dalle attuali classi dirigenti.

Anche da noi, le recenti proteste sono – si badi bene – le conseguenze dirette di un lungo e sofferto disagio sociale che sta alla fine sbottando e non, come qualcuno vorrebbe far credere, la reazione alle misure antipandemiche, che in realtà rappresentano solo la classica goccia che fa traboccare il vaso. Secondo l’economista e filosofo statunitense di origine libanese Nassim Nicholas Taleb stiamo assistendo ad una rivolta mondiale di tutti i popoli contro la classe dominante degli “pseudoesperti”.

Si sta arrivando ad una resa dei conti?

Potrebbe darsi che si stia arrivando alla fine di un ciclo della civiltà moderna, la cui sopravvivenza volgerebbe anch’essa al termine. E non è improbabile pertanto che la convocazione del Consiglio supremo di difesa, presieduto dal capo dello Stato Sergio Mattarella, possa avere avuto a che fare con il sentore di instabilità e insicurezza che oramai aleggia nell’atmosfera.

Ma questa grave e complessa situazione che stiamo vivendo è tutta opera dei signori della Finanza? Saranno stati costoro così “illuminati” da aver potuto architettare il dominio dello spazio economico mondiale nonché la sottomissione, l´impecorimento e il depauperamento di intere popolazioni senza colpo ferire?

Per dare una risposta ci pare opportuno richiamarci ad alcuni concetti chiave sulla dicotomia globalismo-sovranismo, formulando alcune considerazioni. Il nuovo ordine mondiale, conosciuto come Globalismo o Governo Globale, altro non è che il preannuncio di una dittatura più liquida, più penetrante, più insidiosa e più perfezionata di quelle a noi già note.

Esso è il prodotto di un perverso programma di ingegneria economico-sociale che si propone di indebolire i popoli sovrani e di sottometterli alla supremazia di un’oligarchia finanziaria globalista, il cui obiettivo principale è la ricchezza e nulla importa che essa si ottenga anche sulle lacrime altrui.

Il Sovranismo, per converso, viene comunemente definito come “una posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovrannazionali di concertazione”.

Stando così le cose, solo con l’indebolimento dei popoli sovrani e della sovranità, considerata nell’accezione più ampia del termine e non più soltanto come la difesa dei confini nazionali, si aprono d’immediato le porte al dominio politico ed economico del Potere Finanziario. E per abbattere l’ostacolo sovranista, ecco che entra in campo l’azione di indebolimento sociale, che agisce attraverso la strategia della gradualità (così definita dal filosofo Noam Chomsky, nell’ambito delle “tecniche di controllo globale”).

Detta strategia viene applicata dal Governo Globale con la velata diminuzione dei diritti, col progressivo aumento delle tasse e del controllo digitale, e – infine – con la sequenziale distruzione dei valori tradizionali, favorendo così la caduta dei principali tabù e precetti che finora hanno retto la nostra vita quotidiana. In sostanza, più si è divisi, spersonalizzati e controllati e più si è esposti all’assalto progressivo del potere globale, la cui forza fa leva, per l’appunto, sulla massificazione e sull’infiacchimento morale, sociale ed economico del genere umano.

Fatto questo richiamo, concludiamo con la convinzione che gli spietati architetti del globalismo non abbiano lasciato nulla al caso, concependo, freddamente e nei minimi particolari, il progetto del dominio assoluto per ottenere il pieno controllo dei popoli, delle loro economie e dei rispettivi sistemi politici. E tutto ciò massificando e stritolando l’umanità, disgraziatamente colpevole di acquiescenza, in una pressa a vite senza fine. Ahinoi, empie progettazioni, da una parte, imperdonabile arrendevolezza, dall’altra parte. Ed ecco che le conseguenze si stanno avverando proprio così come previde 20 anni fa il profeta Craxi.

Siamo alla fine dunque? Quasi!

Uno studio finanziato dal Goddard Space Flight Center della Nasa ha infatti calcolato scientificamente che la civiltà moderna andrà al collasso in tempi brevi, brevissimi. Rimane solo da sperare che, in quest’ultimo lasso di tempo che rimarrebbe, non ci vengano riservati maggiori mali, cioè a dire farci passare dal limbo all’inferno.

In questo “pazzo” mondo globalizzato oramai c’è da aspettarsi di tutto!

Alludiamo, così dicendo, al verificarsi – Dio non voglia – di possibili democidi diretti a risolvere, per esempio, un eventuale problema demografico, allorché l’equilibrio tra popolazione e risorse risultasse compromesso. E una tale ipotesi potrebbe verificarsi se partiamo dal presupposto che, per il pensiero unico, il valore economico rappresenta la sola differenziante tra ciò che è utile e ciò che è dannoso e di conseguenza ciò che non apporta beneficio… va eliminato.

Terrificante? Purtroppo sì! La cupidigia dell’altrui e la parte oscura dell’animo umano rendono possibili i più perversi piani dei geni del male. A questo punto siamo nel campo dell’immaginazione che può diventare realtà politica o della realtà politica che supera la fantasia? Picasso diceva: “Tutto quello che puoi immaginare è reale”. A voi ogni ulteriore considerazione!

Giuseppe Arnò*, com.unica/Gazzetta italo brasiliana 31 ottobre 2020

*direttore ed editore della Gazzetta italo brasiliana – http://rivistalagazzettaonline.info/

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