Dal 18 settembre al 29 novembre si tiene nel Complesso di Capo di Bove sull’Appia Antica la mostra “La lezione di Raffaello. Le antichità romane”. L’esposizione sviluppa attraverso 29 opere, tra dipinti, incisioni, libri e disegni, i contenuti della lettera concepita e stesa insieme a Baldassarre Castiglione da Raffaello Sanzio (Urbino 1483-1520 Roma) per papa Leone X nel 1519.

La mostra, curata da Ilaria Sgarbozza, è promossa dal Parco Archeologico dell’Appia Antica con l’organizzazione di Electa e il sostegno del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello. A partire dal celebre scritto, riprodotto su uno schermo che ne consente lo sfoglio e l’ascolto, le opere esposte raccontano la consacrazione internazionale di Raffaello come padre della moderna cultura della tutela del patrimonio monumentale, archeologico e artistico. Sono infatti gli allievi diretti e indiretti – tra essi l’antiquario e architetto napoletano attivo a Roma alla metà del Cinquecento Pirro Ligorio, ma in mostra anche l’esempio di Ingres – che portano a compimento i progetti “antiquari” del grande artista prematuramente scomparso.

I saggi pubblicati nel catalogo, edito da Electa, supportano e approfondiscono il racconto della mostra.

Il Complesso di Capo di Bove è un importante presidio dell’attività di tutela archeologica e paesaggistica, svolta dallo Stato attraverso il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. Per questo motivo è luogo adatto a ospitare la mostra che riflette sull’eredità culturale dell’Urbinate, a partire proprio dalla celebre Lettera a Leone X, caposaldo della tutela, testo di riferimento per la cultura umanistica e fondamentale lascito per gli artisti e gli architetti chiamati al confronto con il patrimonio dell’antichità.

com.unica, 16 settembre 2020