A Bruxelles i leader dei paesi europei continuano a trattare su governance, volume ed equilibrio tra sussidi e prestiti del Recovery Fund, nonché le correzioni al bilancio fino al 2027. “Una soluzione è possibile”, dice la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, anche se la cancelliera tedesca Angela Merkel esprime dubbi su un’intesa già in questo summit. 

Al momento degli incontri iniziali bilaterali, la questione della governance è uno degli ostacoli da rimuovere prima di proseguire e parlare delle cifre del Recovery e del bilancio. Michel si riunisce con la Merkel, Macron e la von der Leyen per fare il punto, e nasce l’idea di un compromesso. Gli Stati avrebbero la possibilità di ricorrere ad una sorta di ‘freno d’emergenza’ che bloccherebbe i pagamenti del Recovery Fund se non ci fosse consenso tra i governi, rimandando la questione ai leader. Il meccanismo verrebbe applicato nella fase di attuazione dei piani nazionali di riforma, non sul loro ok iniziale.

L’Olanda e i paesi cosiddetti “frugali” premono per un potere di veto dei singoli Stati sull’impiego delle risorse del Recovery Fund, ipotesi “non prevista dai trattati e impraticabile” secondo il premier italiano Giuseppe Conte e lo spagnolo Pedro Sánchez. “Se vogliono che concediamo sovvenzioni invece di prestiti, cosa che noi non consideriamo affatto positiva, allora vogliamo che i Paesi diano garanzie molto forti sul fatto che le riforme saranno attuate”, ha avvertito tutti prima di mettere piede al Consiglio europeo il premier olandese.

Il negoziato è pieno di insidie ed è praticamente impossibile raggiungere l’obiettivo di chiudere entro il weekend, come auspicava Conte all’inizio del vertice (Ansa). “Ci sono divergenze”, ammette il premier italiano. Che si oppone anche al meccanismo che darebbe il 70% di risorse nel 2021 e il resto dopo due anni, purché il Pil del Paese sia sotto la media europea: l’Italia, stando alla tendenza degli ultimi anni, non rischierebbe di perdere i fondi, ma non potrebbe programmare – è la linea del premier – investimenti su diversi anni. Ma è soprattutto sul no al potere di veto che Mark Rutte vorrebbe assegnare ai singoli stati che Conte tiene il punto. La proposta di Recovery fund per affrontare un autunno caldo e una maggioranza fibrillante non può essere ridimensionata. È essenziale per rendere credibile quel programma di Rilancio su cui, come annunciato dal ministro Roberto Gualtieri, da lunedì inizierà a lavorare un’apposita struttura e per resistere ai colpi di un fronte sovranista fiaccato ma combattivo. 

com.unica, 18 luglio 2020