Il Cremlino non ha rinunciato ai suoi piani. Pensa che gli alleati dell’Ucraina prima o poi si stanchino e farà di tutto affinché questo possa accadere (da Atlantic)

Progettavano di prendere Kiev in tre giorni, il resto dell’Ucraina in sei settimane. Più di 21 mesi dopo, le forze russe si sono ritirate da metà del territorio occupato nel febbraio dello scorso anno. Almeno 88.000 soldati russi sono probabilmente morti – una stima prudente – e almeno il doppio sono rimasti feriti. Sono state distrutte attrezzature per miliardi di dollari, carri armati russi, aerei, artiglieria, elicotteri, veicoli blindati e navi da guerra. Se qualcuno avesse predetto questo risultato prima della guerra nessuno lo avrebbe preso seriamente. Nessuno avrebbe creduto che il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, di professione attore comico, avesse potuto guidare un paese in guerra e che il mondo democratico sarebbe stato abbastanza unito per aiutarlo, o che il presidente russo Vladimir Putin avrebbe sopportato una tale umiliazione.

L’Ucraina, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno realizzato qualcosa di straordinario: lavorando insieme, non solo hanno preservato lo Stato ucraino, ma hanno resistito a un prepotente il cui nichilismo crea delle serie minacce al mondo intero. Putin sostiene i movimenti di estrema destra ed estremisti in Europa, fornisce mercenari criminali per sostenere le dittature africane ed è alleato con Cina, Iran, Venezuela e altre autocrazie. Fin dall’inizio, Putin sperava che la guerra dimostrasse che il potere e le alleanze americane potessero essere sconfitti, non solo in Ucraina ma ovunque.

I combattimenti creano carenza di cibo in Africa, generando così più disordini e una maggiore domanda di mercenari russi. La guerra alimenta il malcontento anche in Europa, dando impulso ai partiti filo-russi. Americani ed europei vedono le turbolenze in un paese dopo l’altro come una serie di conflitti isolati, ma Putin non pensa che l’Ucraina e il Medio Oriente appartengano a sfere diverse e in competizione. Al contrario, da quando è scoppiato il conflitto a Gaza, ha intensificato le sue relazioni con l’Iran, ha invitato i leader di Hamas a Mosca e ha attaccato Israele a causa dei suoi legami con gli Stati Uniti, sperando che la diffusione della violenza diminuisse il sostegno occidentale all’Ucraina. I droni iraniani hanno terrorizzato le città ucraine; l’Iran, a sua volta, distribuisce armi russe ai suoi alleati. Si ritiene che Hezbollah disponga di missili antinave russi che potrebbe utilizzare in qualsiasi momento contro le navi da guerra statunitensi nel Mediterraneo.

La lotta alleata contro la Russia in Ucraina ha danneggiato la capacità della Russia di allargare i suoi tentacoli in Europa, Medio Oriente e Africa. Ma nonostante le sue straordinarie perdite, Putin crede ancora che il tempo sia dalla sua parte. Se non può vincere sul campo di battaglia, lo farà ricorrendo agli intrighi politici e alla pressione economica. Aspetterà che il mondo democratico si frantumi e incoraggerà tale frammentazione. Aspetterà che gli ucraini si stanchino e cercherà di far sì che anche questo accada. Aspetterà che Donald Trump vinca le elezioni presidenziali americane del 2024 e farà tutto il possibile affinché anche questo accada.

Anne Applebaum*/Atlantic 10 novembre 2023

*Anne Applebaum (Washington 1964), giornalista e saggista statunitense naturalizzata polacca, è stata tra l’altro editorialista del «Washington Post» e corrispondente da Varsavia per «The Economist». Attualmente scrive per «The Atlantic». Tra i suoi saggi, pubblicati in Italia da Mondadori: Gulag (premio Pulitzer nel 2004), La cortina di ferro (2016), La grande carestia (2019) e Il tramonto della democrazia (2021).