“La Regione è orgogliosa di sostenere il Craf (Centro di ricerca e archiviazione friulano di Spilimbergo), perché riconosce la valenza culturale e il ruolo di sostegno alla cultura che esso svolge per il territorio e per la nostra comunità. Anche in virtù di questo, mira a diffondere sempre di più l’attività del Centro, facendolo divenire testimone della memoria in tutto il Friuli Venezia Giulia”. Con queste parole, l’assessore di Regione Friuli Venezia Giulia alla Cultura, Tiziana Gibelli, è intervenuta all’inaugurazione della mostra “Change – Environmental Migransts – The last illusion”, del fotografo e inviato, Alessandro Grassani, che vuole indagare sul tema delle migrazioni interne alle realtà più deboli del pianeta, motivate dal cambiamento del clima. Per questo prende il titolo “change”.

A ospitare la mostra sono San Vito al Tagliamento e Spilimbergo, sede del Centro e dell’archivio, i cui Sindaci hanno saputo orientare le scelte dei rispettivi enti civici ai cambiamenti della società, del costume, alle esigenze di sostenibilità con le quali anche eventi importanti come la mostra “Change” si debbono confrontare.

Il “cambiamento” di cui la mostra vuole parlare, è intesa dall’artista anche come un’opportunità. Una capacità, quella di saper ripartire, che in questa fase del pianeta è assai intensa causa pandemia e per i cambiamenti climatici. La mostra, aperta fino al 6 settembre, è composta da grandi pannelli che riproducono alcune delle foto più significative scattate da Grassani in diverse realtà del globo e descrivono, con scatti capaci di trasmettere il dramma, ma anche la compostezza di popolazioni e persone in situazioni di estremo disagio, un fenomeno sottostimato che però rappresenta un’enorme percentuale delle migrazioni in atto nel mondo: quello motivato dei cambiamenti climatici.

Si tratta dell’avvicinamento ai grandi agglomerati urbani delle popolazioni che vivevano in aree vessate da fenomeni climatici estremi, come il grande freddo in Mongolia, la siccità in Kenya, l’innalzamento degli oceani nel Bangladesh e ad Haiti. Agglomerati, o metropoli, nelle quali cercano, alla meglio, di ricavare il sostentamento per sopravvivere.

com.unica, 7 luglio 2020