New York ha celebrato mercoledì scorso Primo Levi (di cui ricorre quest’anno il centenario dalla nascita) con un’iniziativa pubblica che ha visto uniti alla “New York Public Library” il Centro Primo Levi e l’Istituto Italiano di Cultura. “Se questo è un uomo”, il libro-racconto della sopravvivenza ad Auschwitz, è stato letto in una trentina delle 40 lingue in cui è stato tradotto. Un omaggio di otto ore. Tra le voci, John Turturro, il Primo Levi in “La tregua” di Francesco Rosi che ha diviso il capitolo “Le nostre notti” con l’attrice cinese Jennifer Lim”.

“Il progetto ha un evidente significato cultuale e politico in questi tempi di identità contrapposte”, ha spiegato il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Giorgio Van Straten ad America Oggi. Nell’introduzione a “Se questo è un uomo”, Levi parla della sua vicenda come frutto di una “infezione latente”, quella secondo cui “Ogni straniero è nemico”. L’immagine della “Babele delle lingue”, in cui l’umanità non può più comunicare, viene usata in “Se questo è un uomo” per descrivere il processo di disumanizzazione dei lager, mentre nel successivo “La tregua” diventa simbolo del momento in cui tutti i popoli d’Europa riscoprono la vita cercando di comunicare in “Lingue mai udite prima”.

Stella Levi, che ha letto l’introduzione in italiano, è una sopravvissuta: una dei 151 ebrei italiani dell’isola di Rodi usciti vivi dopo la deportazione ad Auschwitz Birkenau. La segue sul podio Johanatan Galassi, traduttore di Montale e Leopardi, con la poesia di inizio che lui stesso ha tradotto in inglese.
A Robert Weil, direttore della casa editrice WW Norton che nella resuscitata collana “Liverlight” ha pubblicata nel 2015 l’opera omnia di Levi è stato affidato il capitolo “il viaggio” a cui Magda Teter, storica di Fordham, ha dato seguito in polacco: “uno dei passi più commoventi della letteratura del 900”.

Tutti gli interpreti vivono a New York, moderna Babele e capitale del Melting pot: “un luogo che accetta chiunque a prescindere da credo, razza, genere”, come si è detto alla Public Library. L’artista Liseolot va der Heijden in olandese, Mohamend Ali Diriye in arabo, So Hyun Bae in coreano, Debora Balardini in portoghese, la critica letteraria Clèmence Bouloque in francese, Fatma Bucak in turco. In inglese anche Nicole Krauss di “Seva oscura” e il columnist del New York Times Roger Cohen; gli scrittori Jordi Torrent e Kirmen Uribe in catalano e basco.

“Catalani e baschi potevano benissimo leggere “Se questo è un uomo” in spagnolo, ma lo hanno voluto nella loro lingua per avere un rapporto più intimo con il messaggio centrale del testo”, ha detto Alessandro Cassin, vice direttore del Centro Primo Levi”. 

com.unica, 15 giugno 2019