A poco più di un anno dalla scomparsa prematura di Antonio Mercadante, critico d’arte romano fuori dagli schemi e dotato di spiccata sensibilità visiva, l’Accademia di Belle Arti di Roma gli rende omaggio con una mostra di 12 artisti da lui seguiti e sostenuti e con un volume che dà conto della sua trentennale attività. Ne emerge una figura di studioso complessa e versatile, animata da una perenne ricerca di autenticità, anche quando ha trasformato la sua innata vocazione critica in prospettive progettuali.

La mostra “Un critico irregolare in mostra – Paesaggi umani” si è aperta ieri, 20 maggio, nella Sala Colleoni dell’Accademia, dove sarà ospitata sino al 2 giugno, a cura di Walter Angelelli, Francesca Bottari e Stefano Petrocchi.

Il luogo in cui Antonio è ricordato si lega intimamente al suo precoce talento nello scoprire artisti e nel valorizzarne il linguaggio. Giovanissimo ma già fiero avversario delle formule che rendevano spesso oscura e involuta la critica contemporanea, nel 1986 inaugurava alla Galleria Al Ferro di Cavallo in via di Ripetta le prime personali di giovani accademici, poi divenuti maestri affermati. Alessandra Giovannoni e Vincenzo Scolamiero esordivano allora, accompagnati dalle sue presentazioni sempre limpide e appassionate. Oggi entrambi espongono per ricordare l’amico e interlocutore insostituibile, accanto ad altri pittori e scultori amati o scoperti dal critico: Renato Carosone, Salvo Catania Zingali, Giulio Catelli, Carmelo Giallo, Gaetano Giuffrè, Guido Giuffré, Paolo Guarrera, Giovanni La Cognata, Ruggero Savinio, Luciano Vadalà.

Mercadante è stato saggista, fotografo e documentarista, ideatore di una linea di objets dérivés per i musei italiani e francesi, poliedrico organizzatore di mostre e restauri. Capace di riconoscere come pochi la verità espressiva tra le pieghe del colore e della materia, col suo lavoro condotto tra Roma e la Sicilia, Antonio ha teorizzato e dimostrato come la figura del critico sia stata talvolta sopravvalutata e come il ruolo di chi sceglie di mediare tra l’arte e il pubblico debba custodire un profilo etico, pedagogico e civile. I suoi scritti, con la coerenza delle sue posizioni e scelte, oggi lo dimostrano.

Il titolo della mostra “Paesaggi umani” evoca la predilezione di Mercadante per la figuratività, spesso difesa con passione in contrasto con l’intellettualismo di molta arte contemporanea. Erano umanissimi anche i legami che Antonio stringeva con i suoi artisti, con i quali sapeva costruire un dialogo intimo e illuminante, che rendeva vivo e fertile il suo lavoro. La ricerca su questa personalità appartata della nostra critica d’arte vuole offrire qui una prima occasione di approfondimento, per riconsegnare al dibattito contemporaneo le posizioni e i convincimenti di una voce tanto acuta e originale del nostro panorama culturale.

Il corposo volume, ricco di immagini, che accompagna la mostra illustra la storia di Antonio Mercadante, il suo lavoro di studioso e il profondo rapporto che istituiva con gli artisti. Quasi in contemporanea all’esposizione sostenuta dall’Accademia, il 25 maggio se ne apre un’altra in Palazzo Moncada a Caltanissetta, Spiriti in fermento, curata da Elisa Mandarà e Salvatore Falzone per rendere ulteriore omaggio al ricordo di Antonio Mercadante critico, nella Sicilia in cui lavorava e viveva da ormai più di dieci anni.

Il volume “Paesaggi umani. Antonio Mercadante, i suoi scritti e i suoi artisti” (Gangemi Editore), a cura degli stessi Walter Angelelli, Francesca Bottari, Stefano Petrocchi, sarà presentato venerdì 31 maggio, alle 16.30, presso l’Aula Magna dell’Accademia delle Belle Arti di Roma. Interverranno Luca Leoncini, direttore delle collezioni del Palazzo Reale di Genova, don Massimo Naro, direttore del Centro Studi sulla Cooperazione “A. Cammarata” di San Cataldo (CL)m e Carlo Zoccoli, responsabile della Bottega di restauro Zoccoli di Todi (PG). 

com.unica, 22 maggio 2019