L’intervento di Andrea Riccardi, Presidente della Società Dante Alighieri

“Ciò che vorremmo davvero revocare oggi è il termine razza”, così Andrea Riccardi, Presidente della Società Dante Alighieri, al termine del Consiglio Centrale che ha approvato oggi con voto unanime l’atto di revoca delle circolari che, aderendo alle leggi razziali del fascismo, esclusero tutti gli ebrei dalla vita dell’istituzione.
“Si tratta ovviamente solo di un atto di alto valore simbolico – ha proseguito Riccardi – che pur tenendo in conto quanto già sancito dai principi della carta costituzionale vuol tenere viva tra gli italiani la memoria di uno dei passaggi più indecorosi della nostra storia nazionale”.
A ottanta anni dalla promulgazione delle odiose leggi fasciste che tra il 5 settembre e il 17 novembre 1938, sancirono in Italia la visione razzista della cosiddetta “questione ebraica” la Società Dante Alighieri intende così riflettere su quello che fu, anche tra le istituzioni culturali italiane, il dramma delle espulsioni a causa razziale.
“Con un’insolita solerzia, difatti, il 6 settembre, aderendo a quelle disposizioni, l’allora Presidente della Dante – ha ricordato Riccardi -, l’avvocato perugino Felice Felicioni, uomo di Farinacci, trasmise ai Presidenti dei Comitati italiani della Dante una circolare che li invitava a comunicare alla Sede Centrale i nominativi dei loro soci di origine ebraica. L’esito della circolare, che venne diffusa senza protocollo, fu l’espulsione di un numero imprecisato ma cospicuo di associati e collaboratori ebrei della Società Dante Alighieri tra cui Guido Belforte, Presidente del Comitato di Livorno e Ida Norlenghi Montefiore, che non poté conservare la carica di Presidente della sezione femminile del Comitato di Mantova, mentre la sua segretaria, Dora Montani, avrebbe coraggiosamente rifiutato di sostituirla fino dimettersi anche come socia pur di non sottostare al vile ricatto”.
L’atto simbolico di oggi si accompagna al conferimento delle tessere di soci perpetui della Società Dante Alighieri rispettivamente ai signori Guido, Giorgio e Ettore Guastalla, discendenti di Guido Belforte.
“È un atto di estremo coraggio – ha affermato il Segretario Generale Alessandro Masi – che dovrebbe essere portato avanti da tutte le istituzioni culturali italiane per tenere viva la memoria di quegli anni, per discuterne e approfondirne cause e conseguenze, perché fatti così terribili non si ripetano mai più”.
Il 29 ottobre scorso, in ricordo dei soci ebrei espulsi nel 1938, nella sede centrale della Dante Alighieri a Roma è stata apposta una targa commemorativa.