Netta sconfitta dell’Spd di Martin Schulz, preoccupa il boom dell’estrema destra di Afd, per la prima volta in Parlamento con 94 seggi.

Nelle elezioni tedesche la Cdu di Angela Merkel si conferma il primo partito con il 33% dei voti, ma in calo di oltre 8 punti rispetto a quattro anni fa. “Speravo in un risultato migliore”, è il primo commento della Cancelliera che, dalla sede della Cdu, ha riconosciuto che “dopo 12 anni la vittoria non era scontata”. Merkel ha sottolineato che il risultato di Afd è “una grossa sfida” e si è impegnata a lavorare per una “Europa più forte” e a recuperare gli elettori delusi che hanno scelto i nazionalisti, promettendo una lotta all’immigrazione clandestina. “Siamo la prima forza, formeremo il governo, nessun governo può essere formato contro di noi”, ha avvertito. Peggior risultato dal 1950 per i socialisti che non arrivano al 21% (Repubblica). “È una pesante sconfitta per l’SPD, oggi finisce per noi la grande coalizione”, ha detto Manuela Schwesig, una delle esponenti di spicco del partito. Parole confermate poco dopo dal leader Schulz: “Andremo all’opposizione”.

La Merkel si è quindi garantita un quarto mandato come Cancelliera, ma rimane il nodo delle alleanze per formare il governo. A questo punto l’unica strada possibile rimane l’intesa ribattezzata “Jamaica”, per via dei colori dei partiti coinvolti: il nero della Cdu con i Verdi e il giallo dei Liberali (Reuters). Questa coalizione ha 393 deputati su un totale previsto di 709 (la maggioranza è quindi 355): 246 seggi a Cdu/Csu, ai liberali 80 e ai verdi 67. L’altra opzione, la Große Koalition, con i 153 deputati dell’Spd vedrebbe una maggioranza più ampia con 399 deputati.

Subito dopo l’apertura delle urne  migliaia di persone sono subito scese per le strade di Berlino per manifestare contro la storica affermazione di Alternative für Deutschland, partito anti-migranti (Independent). A differenza di altri partiti di destra euroscettica europei, dal Front National alla Lega Nord, i nazionalisti tedeschi hanno un programma economico ultraliberista che, al massimo, può ricordare il vecchio Fn filoreaganiano, quello di Jean-Marie Le Pen (Agi). E, pur dicendosi contrari ai matrimoni gay, sono guidati da una lesbica con due figli, Alice Weidel. Apparenti contraddizioni che derivano dalla peculiare storia di un partito passato in pochi anni da grige teorie economiche antieuro alla xenofobia più manifesta. Il programma di AfD è incentrato soprattutto sul tema della riconquista della sovranità perduta. Tra le loro proposte l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e l’introduzione di Referendum propositivi come in Svizzera. L’AfD vuole la Germania fuori dall’euro, perché “non può pagare i debiti di altri paesi”. Sul fronte interno (sicurezza) e della politica estera lo slogan è ‘trumpista’: “Germany first”. Porte chiuse per i migranti: l’AfD si batte per la difesa dei confini e per la restrizione al diritto d’asilo, ed è contraria ai ricongiungimenti familiari e alla doppia cittadinanza. 

(com.unica, 25 settembre 2017)