[ACCADDE OGGI]

È morto Anatrelli una forza del palcoscenico di Napoli” così, tra gli altri quotidiani locali e nazionali, titolava L’Unità il giorno seguente quel 25 ottobre 1981 quando improvvisamente il cuore di Giuseppe Anatrelli si fermò per sempre.

Giuseppe Anatrelli, Geppino per gli amici, se ne andò che aveva solo 56 anni quasi tutti trascorsi sulle tavole dei palcoscenici interprete filodrammatico, avanguardista della “burlette”, arcigno malavitoso della “sceneggiata”, bello e ombroso personaggio “eduardiano”. Se ne andò Geppino senza che nessuno, nemmeno gli amici più intimi, fossero stati resi partecipi del disturbo cardiaco che qualche tempo prima lo aveva avvisato. Si sa è una triste regola vigente in campo artistico quella di non far conoscere il proprio stato di salute per evitare di uscire dal giro. Un giro che proprio quando la morte lo colse era diventato vasto e di successo per Geppino Anatrelli.

Tutti lo volevano, dalla televisione, al cinema, al teatro. E quasi a tutti Geppino rispondeva sì. Fu in televisione con “Storie di camorra” e con “L’eredità della priora”, tornò al cinema dopo “Sogni di una notte di mezza sbornia” e dopo “Detenuto in attesa di giudizio” e fu per tre volte di seguito il ruffiano geometra Luciano Calboni di Fantozzi e divenne amico di Paolo Villaggio che vorrà dedicargli l’ultimo “Fantozzi colpisce ancora”. Ma Geppino Anatrelli non poteva restare a lungo lontano dalle tavole del palcoscenico e come ultima, ma lui mai pensò che fosse l’ultima, fatica mise in piedi una compagnia “scarpettiana” con esilaranti commedie più volte trasmessa dalla Rai in cui egli primeggiava nel ruolo di “don felice sciosciammocca” accanto all’inseparabile amica e grande artista Dolores Palumbo.

La morte arrivò inaspettata come il terremoto a Napoli dell’anno precedente tanto che la sorella con la quale viveva nella sua casa dei Colli Aminei, sentendo un grosso tonfo nella notte del 25 ottobre 1981 pensò ad una nuova scossa tellurica. Si trattava invece del massiccio corpo di Giuseppe Anatrelli che stremato cadde ai piedi del letto provocando sì una scossa, ma una tremenda scossa per la famiglia, per gli amici e per il mondo artistico italiano e napoletano.

(Franco Seccia, com.unica 25 ottobre 2016)