Nell’ultima giornata della Convention del Partito Democratico a Filadelfia, Hillary Clinton ha accettato la nomination per la corsa alla Casa Bianca, con un discorso in cui ha puntato sul fatto che “i problemi non si risolvono da soli, ma tutti insieme, dobbiamo unirci per rendere l’America più forte”. L’ex segretario di Stato ha poi ricordato la sua infanzia con la madre poverissima e non ha risparmiato attacchi contro l’avversario Donald Trump. Hillary è passata poi alla presentazione dei punti essenziali del suo programma: salario minimo, posti di lavoro, lotta al terrorismo. Un discorso rassicurante, nel tentativo – come afferma oggi “La Stampa” – di conciliare alcuni opposti della politica in una soluzione bipartisan. “L’America è di nuovo davanti ad un momento di svolta, una resa dei conti. Forze potenti minacciano di dividerci. I legami della giustizia e del rispetto si stanno allentando. E proprio come era successo ai nostri padri fondatori, non ci sono garanzie. Davvero tocca solo a noi. Dobbiamo decidere se lavoreremo insieme, affinché ci possiamo risollevare tutti insieme”.

Un compito non facile quello che attende la candidata democratica, che a giudizio del direttore della “Stampa” Molinari, presente alla Convention di Filadelfia, dovrà tenere presente lezione di Lyndon B. Johnson, che a metà degli Anni Sessanta decise di «mettere un pollo dentro ogni pentola» per realizzare la «Great Society» contro povertà e razzismo. Terry McAuliffe, governatore della Virginia e fedelissimo dei Clinton, ritiene che la strada per riuscirci è «ricostruire le infrastrutture» – porti aeroporti e ferrovie – in maniera massiccia sfruttando una situazione politica inedita: la convergenza di interessi al Congresso di Washington fra leader democratici e repubblicani nell’impedire che il progetto di Donald J. Trump sopravviva politicamente alla sua eventuale sconfitta nell’Election Day.

Il discorso della candidata democratica è stato accolto con un certo favore dai maggiori organi di stampa degli Stati Uniti, pur con qualche distinguo. “La candidatura di Hillary rappresenta un passo avanti per le donne d’America”, scrive oggi il New York Times. “La candidata dem dovrà guardarsi dalla banalità e dimostrare di poter davvero cambiare qualcosa per le minoranze di tutto il Paese, commenta a sua volta il Washington Post, che ha ricordato non a caso il discorso tenuto il giorno prima dal marito Bill Clinton, infarcito di frasi del tipo: “La ragione per cui si dovrebbe eleggere Hillary è che nel più grande paese della Terra noi siamo sempre stati per il domani.” C’è un artificio retorico più banale?

(com.unica, 29 luglio 2016)