È di circa 300 morti e di oltre 1.400 feriti l’ultimo bilancio del fallito golpe militare in Turchia. Lo ha reso noto il primo ministro Binali Yildirim. Le operazioni di repressione proseguono senza sosta in tutto il paese: le forze di sicurezza hanno arrestato circa 6 mila persone coinvolte, in gran parte militari, e pare che siano stati rimossi oltre 3 mila magistrati, alcuni di questi sono finiti in manette.

Ieri sera intanto migliaia di sostenitori di Erdogan si sono radunati a Istanbul e Ankara e in molte altre città della Turchia per festeggiare il fallimento del golpe sventolando bandiere, inneggiando Allah e cantando slogan in onore del loro presidente. Il ‘sultano’ ha salutato con il gesto della rabbia, mutuato dai Fratelli musulmani, e ha ringraziato il suo popolo per averlo sostenuto scendendo in piazza. A loro ha promesso che “i traditori” che hanno tentato di rovesciarlo “pagheranno un caro prezzo”.

Erdogan aveva chiesto sabato mattina ai suoi di restare in piazza anche la scorsa notte, nel timore che i ribelli potessero mettere in atto un secondo colpo di stato. Secondo il presidente turco il regista del complotto sarebbe il suo nemico giurato Fethullah Gülen, un influente predicatore esiliato da anni negli Stati Uniti e di cui il presidente turco ha chiesto l’estradizione al presidente americano Obama. Nel discorso tenuto davanti ai suoi seguaci Erdogan ha rivolto a Gülen questa accusa in maniera esplicita. Il religioso ha espresso dalla sua casa di Saylorsburg in Pennsylvania la sua netta condanna del tentativo di colpo di stato, facendo tuttavia intendere che lo stesso Erdogan ne sia stato l’istigatore. “Certi dirigenti organizzano falsi attentati suicidi per rafforzare il loro potere, queste persone hanno sempre in testa quel genere di scenario” – ha affermato.

(com.unica, 17 luglio 2016)