Intervista all’Avvocato Marco Mariani, intervenuto al convegno in qualità di Direttore degli Affari europei della Fondazione Luigi Einaudi

La Camera Civile di Firenze ha organizzato, in condivisione con la Fondazione per la Formazione Forense, il Comune di Firenze, l’Ordine degli Avvocati di Firenze, Fondazione Spadolini, Fondazione Luigi Einaudi, e con il patrocinio della Federazione delle Camere Civili, UNCC e Università degli Studi di Firenze, un interessante convegno dal titolo “La forza della legalità e del senso del dovere”.

L’incontro, coordinato dal Prof. Pier Francesco Lotito, si è svolto martedì 5 dicembre nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio ed ha avuto tra i relatori la Presidente della Corte di Cassazione Dott.ssa Margherita Cassano, l’Avv. Umberto Ambrosoli e il Direttore degli affari europei della Fondazione Luigi Einaudi, l’ Avv. Prof. Marco Mariani.

Al termine del Convegno, l’Avvocato Marco Mariani (nella foto in alto, durante il suo intervento) ha risposto ad alcune nostre domande.

Qual è il rapporto tra legalità e senso del dovere?

Si tratta di un tema molto caro a Luigi Einaudi, che in una delle sue Prediche inutili definì la libertà come l’anarchia degli spiriti liberi sotto l’impero della legge.

Libertà, legalità e senso del dovere non sono fra loro in contrasto?

No, o quanto meno non necessariamente. Infatti con quella espressione Einaudi voleva proprio cogliere la tensione paradossale tra libertà e legalità, che possono essere complementari (quando intese in senso virtuoso) o conflittuali (quando degenerano). Quando innescano un processo virtuoso, tali termini si riconnettono a quelli di Giustizia e Comunità.

Ci spieghi meglio

Innanzi tutto diritti e doveri non possono essere concepiti in modo disgiunto. A tal fine è emblematica la lezione di Mazzini, da cui la nostra Costituzione sembra aver preso spunto, a cominciare dai primi tre articoli. L’essenza della libertà sta nella capacità non solo di scegliere senza intimidazioni o costrizioni, ma anche di resistere alle opinioni prevalenti schierandosi a sostegno delle proprie idee.

Si tratta di principi e valori validi sempre e comunque?

Bisogna intendersi. Ad esempio, il convegno di oggi è intitolato “La forza della legalità e del senso del dovere”, temi che assumerebbero un senso e un “sapore” diverso se fossero trattati nella cornice di ordinamenti illiberali e non democratici (la Russia di Putin, la Cina di Xi, solo per citarne alcuni) in cui l’esercizio della funzione legislativa viene utilizzato per conculcare i diritti fondamentali e le libertà dell’uomo, anziché per promuoverli e tutelarli.

Ma l’assenza dello Stato sostenuta dai liberali non ha come conseguenza l’assenza di legalità?

Anche qui bisogna evitare letture superficiali. Einaudi chiarì da par suo che l’economia di mercato e la libera concorrenza rendono indefettibile l’esistenza di regole volte ad assicurare degenerazioni in monopoli e cartelli. Sono appunto le regole dello stato di diritto a consentire la libertà degli individui, vale a dire – per usare un termine einaudiano – l’anarchia degli spiriti. Poi però è un problema di giusta misura, di ragionevolezza: sia l’assenza di leggi che l’ipertrofia di norme sono nemiche della libertà.

Nella ricerca di questo equilibrio virtuoso tra legalità e libertà attraverso il senso del dovere, la figura di Giorgio Ambrosoli può definirsi emblematica?

Si. Era un avvocato liberale che ha avuto la non comune forza di reggere il peso del compito che gli era stato assegnato. E lo ha fatto da solo e perfettamente consapevole che avrebbe potuto pagare con la vita la scelta di tenere la schiena dritta. Per questo merita di essere definito un eroe borghese ed è giustamente collocato nel Pantheon dell’avvocatura a fianco di uomini come Piero Calamandrei.

SC, com.unica 6 dicembre 2023