Il bilancio dei due terremoti registrati nel sud-est della Turchia e il nord-ovest della Siria è salito nella notte a oltre 4800 morti. Almeno 100 scosse di assestamento di magnitudo 4.0 o superiore – lo ha riferito lo United States Geological Survey – si sono verificate da quando il terremoto di magnitudo 7.8 ha colpito la Turchia meridionale lunedì mattina ora locale. La zona dell’epicentro si trova al confine con la Siria. Si tratta di dati comunque provvisori: si continua infatti a scavare tra le macerie delle migliaia di edifici venuti giù in entrambi i Paesi. L’Oms tuttavia non lascia spazio alle illusioni: le vittime del sisma alla fine potrebbero essere oltre 20mila. Delle vittime accertate, 1400 sono state registrate in Siria, buona parte di queste ad Aleppo, una delle città più colpite. Dopo la scossa di magnitudo 7.8 con epicentro vicino a Gaziantep avvenuta nella notte tra domenica e lunedì, un nuovo sisma di magnitudo 7.5 ha colpito nella tarda mattinata di ieri Elbistan, a circa 100 chilometri di distanza.

“Le ripercussioni sulle strutture sanitarie sono immani e il personale medico nel nord della Siria sta lottando contro il tempo per rispondere all’enorme numero di feriti che stanno arrivando nelle varie strutture. Sin dalle prime ore di oggi, le nostre équipe hanno curato circa 200 feriti e ricevuto 160 morti in strutture e cliniche gestite o supportate da MSF a nord di Idlib. Le nostre ambulanze sono in azione per assistere la popolazione”- ha affermato Sebastien Gay, capomissione di Medici senza Frontiere in Siria. “I bisogni sono molto elevati nel nord-ovest della Siria perché questo terremoto aggiunge un ulteriore livello di drammaticità per le popolazioni vulnerabili che stanno ancora lottando dopo molti anni di guerra – ha proseguito Gay. “Le enormi conseguenze di questo disastro richiederanno uno adeguato sforzo di aiuti a livello internazionale”.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha proclamato un lutto nazionale di sette giorni e al tramonto del 12 febbraio – ha affermato su Telegram –  “la bandiera turca sventolerà a mezz’asta in tutto il Paese e nelle missioni estere”. Ha sottolineato inoltre che si tratta del più grande disastro registrato nel Paese dal 1939, anno in cui un altro evento sismico causò la morte di 33 mila persone. Erdoğan si è messo a capo dell’Afad, la Protezione civile turca. Dieci squadre di ricerca e soccorso in ambiente urbano sono state mobilitate da otto Paesi dell’Est Europa più la Francia. L’Italia ha offerto un team Usar con cinquanta uomini. Numerosi altri Paesi, inclusi gli Stati Uniti, hanno offerto aiuto e assistenza.

com.unica, 7 febbraio 2023