L’ex campione del mondo di scacchi aveva già spiegato in un saggio del 2015 perché lo zar del Cremlino fosse la più grande minaccia per il mondo libero

Garry, avevi ragione! Per tutto il maledetto giorno di oggi, ripeterò quello che ho detto nel 2014: smettila di dirmi che avevo ragione e ascolta quello che dico ora.” Una ben magra consolazione per Garry Kasparov nel constatare in un post su twitter che tanti dirigenti politici e opinion leader ora si stiano rendendo conto della natura criminale del regime di Putin.

Una tesi che lui sostiene da anni, ben documentata in un saggio del 2015: L’inverno sta arrivando, pubblicato in Italia da Fandango e dal sottotitolo molto eloquente: “perché Putin e i nemici del mondo libero devono essere fermati” in cui spiegava perché quella rappresentata dallo zar del Cremlino fosse la più grave minaccia (certo non l’unica) con cui il mondo dovesse confrontarsi. L’allarme di Kasparov contenuto in quel libro fu snobbato dai leader occidentali, i quali – scrive l’ex campione del mondo di scacchi – “gli garantirono quella legittimazione di cui aveva bisogno, non essendovi autentiche elezioni in Russia. E non è facile battersi per le riforme democratiche quando tutte le tv e i giornali mostrano in continuazione i leader delle democrazie più potenti del mondo accogliere un dittatore come fosse un membro della loro famiglia”.

Kasparov oggi si augura che di fronte all’invasione dell’Ucraina l’Occidente vada ben oltre le blande sanzioni finora annunciate. E ricorda che forse non saremmo arrivati alla situazione drammatica di questi giorni se già dopo l’annessione della Crimea nel 2014 e in seguito all’abbattimento di un aereo civile in volo sull’Ucraina da parte delle forze armate russe, l’Europa avesse usato la sua schiacciante influenza economica per frenare l’aggressione di Putin. “Quella in Ucraina è solo una battaglia, trascurata dal mondo libero, all’interno di una guerra più ampia della quale esso si ostina a non ammettere l’esistenza” – ha scritto. La storia non finisce ma scorre secondo cicli che ritornano, e la mancata difesa dell’Ucraina è analoga all’incapacità degli Alleati di difendere la Cecoslovacchia nel 1938.”

Anche se in colpevole ritardo è importante capire oggi che per l’ex campione “l’era del compromesso è finita e che sarebbe ora di colpire Putin e coloro che lo sostengono: isolandoli e sostenendo anche militarmente i loro avversari”. Queste le sue proposte da adottare nell’immediato, sintetizzate in un thread pubblicato ieri su twitter:

  • Sostenere militarmente l’Ucraina, subito: con invio di armi e con il sostegno sul piano informativo e tecnologico.
  • Far fallire la macchina da guerra di Putin. Congelare e sequestrare le finanze della Russia e quelle di Putin e della sua banda.
  • Cacciare la Russia da ogni istituto finanziario e internazionale.
  • Richiamare tutti gli ambasciatori dalla Russia. Non ha senso parlare. Il nuovo messaggio dovrebbe essere: “fermati o sarai completamente isolato”.
  • Bandire tutti gli elementi della macchina di propaganda globale di Putin. Spegnili, spegnili, mandali a casa. Smetterla di aiutare il dittatore a diffondere menzogne e odio.
  • Agire contro i lacchè di Putin nel mondo libero. Se Schröder e i suoi continuano a lavorare per Putin, sporgere denuncia. Chiedere ai proprietari e agli inserzionisti di reti che promuovono i sostenitori di Putin come Carlson perché lo consentono.
  • Iniziare a sostituire petrolio e gas russi. Esercitare pressioni sull’OPEC, aumentare la produzione, riaprire Keystone. Non puoi salvare il pianeta se non salvi ci abita.
  • Riconoscere che ci saranno costi, sacrifici. Abbiamo aspettato a lungo, il prezzo è alto, ma se continuiamo ad aspettare potrà solo aumentare.

Garry Kasparov, nato a Baku in Azerbaigian (allora Urss) nel 1963, è stato uno dei più grandi campioni di scacchi di tutti i tempi. Ha conquistato il titolo mondiale nel 1984 (il più giovane di sempre) ed è rimasto per vent’anni ai vertici di questo gioco. Da quando ha lasciato l’impegno agonistico (nel 2005) si è dedicato a tempo pieno all’attivismo politico ed alla scrittura. Dal 2015 vive a New York in esilio volontario ed attualmente presiede la “Human Rights Foundation” e la “Renew Democracy Initiative”, organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani e nella promozione della democrazia liberale in Russia e nel mondo.

Sebastiano Catte, com.unica 25 febbraio 2022